Una corale e accorata invocazione alla pace universale si è elevata questa mattina dal sagrato del Santuario di Pompei, dove il Cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha presieduto la Santa Messa e la Supplica alla Madonna del Rosario, che come tradizione si recita l’8 maggio. La ferialità del lunedì e la pioggia non hanno fermato migliaia di devoti che hanno raggiunto, in molti casi a piedi, la Basilica mariana per rinnovare la propria devozione. Grande anche la partecipazione alla lunga veglia notturna terminata all’alba.
Ieri, tra l’altro, lo stesso Papa Francesco, nel Regina Coeli domenicale in piazza San Pietro, aveva voluto unirsi ai fedeli in preghiera. “a Pompei sarà elevata la tradizionale Supplica alla Madonna del Rosario - ha detto il Pontefice -, in quel Santuario che il Beato Bartolo Longo volle dedicare alla pace. In questo mese di maggio preghiamo il Rosario chiedendo alla Vergine Santa il dono della pace, in particolare per la martoriata Ucraina. Possano i responsabili delle Nazioni ascoltare il desiderio della gente che soffre e vuole la pace!”.
La pace è stato tema centrale nell’omelia del Cardinale Zuppi così come lo è nell’agenda della Chiesa italiana. Il Presidente della Cei, ricordando le parole del Papa, ha affermato: "Supplichiamo con l’insistenza della povera vedova che cerca giustizia da quel terribile giudice iniquo, spietato che rende spietati, che è la guerra. La volontà di Dio è un mondo di pace. Senza pace non c’è vita. Maria, Madre di Dio e madre nostra, ci ricorda che siamo fratelli tutti perché per lei tutti sono figli. Caino non ha imparato a dominare il suo istinto, anzi si è lasciato guidare da questo, non ascoltando la voce di Dio che pure continua a parlare! La guerra ha sempre un’incubazione: cresce con la rassegnazione di fronte ai problemi, con il cinismo di rimandarli e fare finta, con i terribili interessi economici che spingono gli uomini a costruire lance invece delle falci, a distruggere i granai e costruire follemente nuovi arsenali e nuovi ordigni per distruggersi. Sento oggi questa casa e questa piazza accogliere tutta questa enorme sofferenza. La supplica esprime l’attesa della creazione che soffre e grida la pace». In questa prospettiva, Pompei, Città della pace, diventa segno di contraddizione nel mondo. La Supplica coinvolge i popoli di ogni nazione che, a mezzogiorno in punto, l’8 maggio come nella prima domenica di ottobre, si fermano per recitare, nelle case, negli ospedali, in luoghi pubblici e privati, la celebre preghiera che il Beato Bartolo compose nel 1883. Un’immagine di coralità nella Città della carità, della fraternità, dell’attenzione all’altro".
«Pompei – ha proseguito il Porporato – ci insegna un amore universale, perché casa di Maria, madre di Dio venuto per tutti, che insegna ad amare tutti e che protegge i suoi piccoli, gli affamati, assetati, nudi, malati, carcerati, forestieri. Quando cerchiamo Maria, la troviamo sempre sotto la croce del suo Figlio Gesù e sotto le croci di ognuno dei suoi figli, quelli che Gesù stesso le ha affidato. E la vediamo madre addolorata sotto la nostra croce. Stando con Lei capiamo il dolore causato dalla guerra. A volte siamo come la folla che osserva quel povero uomo appeso sulla croce, non contemplando Gesù ma solo uno sconosciuto, un numero, uno “senza volto”, un nemico, un corpo. Vediamo la sofferenza con gli occhi della madre! Maria è la prima che sotto la croce supplica che venga presto la resurrezione della pace, della guarigione, della luce che vince le tenebre, della vita che trionfa nel suo duello contro la morte». Parlando della pace, sessant’anni fa – ha ricordato il Cardinale – San Giovanni XXIII, nell’Enciclica “Pacem in terris”, implorava Dio perché allontanasse «dal cuore degli uomini ciò che la può mettere in pericolo; e li trasformi in testimoni di verità, di giustizia, di amore fraterno. Illumini i responsabili dei popoli». La pace richiede l’impegno personale, la responsabilità di ognuno, il dovere di agire per la concordia tra gli uomini. «Non restiamo a fissare il cielo – ha esortato il Cardinale Zuppi – per non guardare la durezza della realtà, incerti di fronte a tanta manifestazione del male, pensando che la fede e la speranza siano possibili solo in un mondo lontano invece di viverle in questo minaccioso com’è. L’angelo ci scuote sempre. Il cristiano non è un uomo fuori dalla storia. Anzi: in un mondo dimentico e volatile, che fugge dalle responsabilità e non ha visioni, il cristiano entra nelle pieghe della vita vera, scende nei problemi per cercare lì la presenza del Signore».
«Il seme del male – ha proseguito – è sempre terribile e purtroppo fertile. Ma anche quello dell’amore ha una forza straordinaria! Chi prega è aiutato a dare la vita per i fratelli e ad amare non a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità». E poi l’esortazione a lavorare continuamente per la pace: «Non accettiamo la logica di non fare nulla, che spinge a restare a guardare il cielo. Seguiamo Maria, l’umile che compie le cose più grandi. Supplica chi rifiuta il male, chi non si abitua al dolore, chi vuole guarigione e pace. La supplica ci spinge ad essere operatori, artigiani di pace. Questa casa, di preghiera e di carità, questa città di pace ci viene in aiuto. Qui tutto parla di amore». L’esempio di riferimento è quello del Beato Bartolo Longo, al quale la forza veniva dalla recita della preghiera del Rosario. «Con Pompei – ha ricordato il Presidente dei Vescovi italiani – ha creato nella piazza del mondo questa fontana di grazia e di misericordia. La “Valle” di questo mondo possa vedere sorgere il tempio di Dio, casa di misericordia e di amore per tutti». Il Cardinale Zuppi ha concluso il suo intervento con un’invocazione alla Madonna: «Mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono. Sei la nostra avvocata. Gridiamo misericordia! Pace! Nei cuori, tra le nazioni. Tutti concorrano al bene, perché la pace è di tutti. Si fermi l’orrore dalla guerra e si cerchi nel dialogo l’unica vittoria della pace. Grazie Maria, Vergine di Pompei, Regina della pace».
Il Cardinale è stato accolto nella Città mariana dall’Arcivescovo di Pompei, Monsignor Tommaso Caputo, che ha ricordato l’impegno del Santuario per la diffusione della fede, la propagazione del Santo Rosario e la pace. Un impegno concreto edificato sulle Opere di carità e la solidarietà verso i più fragili. «Stiamo vivendo – ha ricordato il Prelato – il Cammino Giubilare Longhiano, nel 150° anniversario dell’arrivo a Pompei di Bartolo Longo e della sua illuminazione interiore: “Se cerchi salvezza, propaga il Rosario!”, che ci impegniamo a fare nostra: essere convinti Apostoli del Rosario. Non solo pregarlo e farlo pregare, ma metterlo in pratica, con l’amore a Dio e ai fratelli, soprattutto i più bisognosi, nei quali riconosciamo Cristo stesso». Ma Pompei è per certi versi un sinonimo di pace. «Tra poco – ha detto ancora Monsignor Caputo – pregheremo per la pace in tutto il mondo e in particolare in Ucraina, e il mio saluto più caro va ai fedeli ucraini che qui a Pompei si radunano per le loro liturgie, da oltre 15 anni, e che sono presenti numerosi, tra di noi, con il loro Cappellano».
La Santa Messa è stata concelebrata da numerosi Vescovi: Monsignor Antonio Di Donna, Vescovo di Acerra e Presidente della Conferenza Episcopale Campana; Monsignor Domenico Battaglia, Arcivescovo di Napoli, con il Vescovo ausuliare Monsignor Michele Autuoro; Monsignor Vincenzo Calvosa, Vescovo eletto di Vallo della Lucania; Monsignor Antonio De Luca, Vescovo di Teggiano-Policastro; Monsignor Pietro Lagnese, Vescovo di Caserta; Monsignor Giuseppe Mazzafaro, Vescovo di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata dei Goti; Monsignor Mario Milano, Arcivescovo e Vescovo emerito di Aversa; Padre Michele Petruzzelli, Abate ordinario della Santissima Trinità dei Cava de’ Tirreni; Monsignor Angelo Spinillo, Vescovo di Aversa; Monsignor Luigi Travaglino, Nunzio apostolico emerito nel Principato di Monaco; Monsignor Carlo Villano, Vescovo ausiliare di Pozzuoli; Monsignor Salvatore Visco, Arcivescovo di Capua.
Alle migliaia di fedeli, presenti sul sagrato della Basilica, si sono unite centinaia di migliaia di persone che hanno seguito il rito in televisione, sui rispettivi siti e sui social network, grazie alle emittenti Tv2000 e Canale 21.
MARIDA D'AMORA