Dopo la sfiducia davanti al notaio del sindaco di Pompei Pietro Amitrano, con un sistema – a dire il vero - non molto leale perché ha escluso il dibattito politico che avrebbe potuto spiegare con più chiarezza ai pompeiani i motivi della crisi, sono ripartite le strategie per portare al Palazzo una nuova classe di amministratori. Si fa per dire perché le facce saranno sempre le stesse (salvo rare eccezioni).
Domenico Di Casola, aspirante candidato a sindaco di Pompei, caldeggiato da Alternativa Democratica, mette a raffronto i progetti di chi, come lui, sta costruendo con fatica un percorso di alternativa democratica e di sviluppo di Pompei, e chi, invece, fa leva sulla forza dei numeri che non coincide necessariamente col bene di Pompei.
“A chi vuole 'vincere facile', però, dico: Pompei non è una lotteria ma una città di uomini, donne, giovani, bambini e di anziani che va amata e rispettata - dichiara l’aspirante candidato a sindaco avvocato Domenico Di Casola -. Non è una lotta per il potere ma per il cambiamento”.
Prosegue poi ribadendo il concetto, già precedentemente espresso, che i responsabili dello scempio in cui vive Pompei devono restare a casa dopo aver deciso di interrompere anticipatamente la vita del consiglio comunale. Di Casola argomenta che la maggiore espressione di potere è il trasformare la sovranità in sudditanza, quando si afferma: ”qui comandiamo noi!”, “si fa quello che diciamo noi!”. Mentre ci sono addirittura famiglie delle zone periferiche di Pompei (e non solo) che vivono in condizioni molto precarie e di estremo disagio, che sono abbandonate dalla politica. “Noi, al contrario, crediamo nel percorso che abbiamo iniziato il 7 marzo 2020, nel costruire una alternativa di governo per Pompei, in cui a vincere sarà la Città ed i suoi cittadini”, conclude Di Casola, che mette la sua storia personale a garanzia di quanto dice, invitando le forze sane ad unirsi per rendere il progetto di rinascita di Pompei vincente.