La corrispondenza di questi ultimi giorni tra l’ingegnere Alberto Robetti (ex consigliere comunale di opposizione) e il comune di Pompei (che è solo l’ultimo step di un articolato carteggio) ha visto l’iniziativa dell’ingegnere che, replicando ad argomentazioni tecniche espresse dall’architetto Gianfranco Marino (dirigente del sesto settore tecnico), si è espresso contro l’iniziativa dell’Ente comunale di Pompei di proseguire l’opera del sottopasso in via Stabiana, sebbene essa non corrisponda più (secondo il suo parere) agli interessi di Pompei.
Ciò per due specifici motivi: il sottopasso è stato spostato di 25 metri rispetto alla configurazione del progetto originario e la variante di progetto, sebbene abbia incassato l’autorizzazione paesaggistica e il parere favorevole del Parco Archeologico di Pompei, manca della ratifica del consiglio comunale; inoltre l’opera sarebbe, sempre secondo il parere di Robetti, diventata inutile perché sarebbe stata avviata la configurazione di un secondo progetto (anch’esso da parte di RFI) che prevede la realizzazione su via Stabiana di un sovrappasso ferroviario che è solo in attesa di approvazione.
Robetti, nella sua nota del 16 giugno, respinge con durezza l’argomentazione del dirigente UTC, ossia che la realizzazione del cavalcavia non interferisca con quella del sottopasso, perché in tal caso si tratterebbe (sempre secondo lui) di autorizzare RFI a sprecare denaro pubblico per realizzare a tutti i costi un’opera peraltro difforme dal primo deliberato comunale e mancante della sua verifica in sede di variante.
L’iniziativa di costruzione del sottopasso è legata all’esigenza di sopprimere due passaggi a livello di Pompei che intralciano il traffico cittadino.