Una cosa è un ticket pasto una cosa diversa è un buono spesa. Il comune di Pompei ha scelto questo strumento di pagamento (all’epoca inventato come strumento elusivo del salario aggiuntivo ai fini fiscali per i lavoratori dipendenti) per beneficiare i residenti danneggiati economicamente dalla crisi economica derivante dalla pandemia. La conseguenza è stata che le famiglie hanno subito da alcuni commercianti le stesse “rivalse” che generalmente praticano nei confronti dei ticket sostitutivi del cash.
La bufera che ne è seguita ha investito il dirigente dei servizi sociali mentre è stato fatto notare che la delibera dei ticket è stata firmata dal suo collega della ragioneria generale.
La politica (con la senatrice M5S Virginia La Mura) ha chiesto chiarezza. A questo punto la questione assume un doppio risvolto economico per i pompeiani interessati: la prima riguarda le commissioni che sono state detratte dagli importi corrisposti alle famiglie in difficoltà. La seconda concerne il mancato riconoscimento dei ticket per le i prodotti in offerta presso un solo esercizio commerciale di Pompei. Le soluzioni sono evidenti: per quanto riguarda la perdita secca (per le commissioni detratte) per le famiglie, l’Amministrazione Comunale se ne potrebbe far carico corrispondendo ad ogni avente diritto la somma equivalente; mentre se il supermercato non accetta i ticket per i prodotti in offerta si dovrà consigliare agli interessati di spenderli altrove, considerato che sono 8 i centri commerciali convenzionati per il loro acquisti.
Riguardo alle domande sulle quali erano nati disguidi amministrativi (60 in tutto), saranno tutte evase entro domani. Parola del dirigente Raimondo Sorrentino: “Ci eravamo impegnati a consegnare i ticket a tutte le famiglie che avevano presentato domanda in tempi utili e terremo fede ai nostri impegni”, ha detto.