Non c’è trasparenza sui reali motivi della crisi politica che ha determinato l’azzeramento del ceto amministrativo di Pompei, con il ritorno alle urne dei pompeiani che, notoriamente, sono poco propensi al rinnovamento e finiscono sempre col far rientrare nel Palazzo più o meno le stesse facce di prima.
Questa volta ci sarà probabilmente l’unica esclusione di Pietro Amitrano. Negli anni precedenti, dopo la firma davanti al notaio, i consiglieri comunali dimissionari avevano convocato la stampa per comunicare ai pompeiani i motivi alla base della loro risoluzione politica. Tradizione questa volta interrotta o, per meglio dire, solo parzialmente onorata perché è stata registrata l’iniziativa del Partito Democratico di Pompei che, se è vero che rappresenta la componente politica più presente nell’assise pompeiana eletta quasi tre anni fa, è altrettanto vero che il pallino in mano lo hanno tenuto le due liste civiche (e in particolare una di esse) i cui consiglieri comunali sono stati determinanti per raggiungere il numero necessario (che al Pd mancava) per “licenziare” Pietro Amitrano.
In ogni caso, riguardo al chiarimento parziale, è evidente che ha assunto argomentazioni quanto meno risibili. Difatti, invece di scendere nel merito e nei dettagli di veri e propri scontri che sarebbero intervenuti tra consiglieri di maggioranza e dirigenti del Comune di Pompei, si è finito per parlare del livello di attaccamento alla “bandiera politica” del primo cittadino, perché se si ripercorre la storia degli ultimi venti anni del maggior partito della sinistra a Pompei, l’argomento sostenuto contro Amitrano diventa una barzelletta che può tornare utile solo a chi preferisce non parlare d’altro.