E’ partita ieri sera (14 marzo), con una conferenza sulla rigenerazione del verde urbano, la fase preparatoria di “passione” che farà arrivare, a Pompei - il 28, 29 e 30 giugno - 400 musicisti che dovrebbero essere ospitati nelle case e le altre strutture private a costo zero in occasione della kermesse Jazz.it Fest. Insieme agli artisti di cento etnie diversi (veri e propri migranti del buon umore) dovrebbe attivarsi una forma moderna di turismo etico composto da tanta gente (soprattutto giovani) amante della bella musica. Rappresenta il veicolo migliore messo in campo per diffondere l’ottimismo nel guardare al rapporto con le persone come un’opportunità di crescita culturale e morale.
In sostanza, l'evento rappresenta la globalizzazione delle pratiche di pace che dovrebbero entrare in sintonia con le positive iniziative locali (se verranno messe in campo). E’ prevista così l’insorgenza di un vero e proprio “terremoto” civile che culminerà in manifestazioni musicali estemporanee che interesseranno tutto il territorio di Pompei.
E’ un’iniziativa che ha un motore di ricerca che si chiama Luciano Vanni. Lui ripete sempre: “Non nominate me. Questa è una manifestazione che appartiene ai pompeiani. Sarà loro il merito dell’iniziativa che prevede anche la partecipazione al costo di apertura di una ludoteca sociale a Pompei”.
Ma bisognerà pur fare il nome di chi ha acceso il fiammifero. La "benzina" competerà ai pompeiani ma se l’incendio sarà “devastante” bisognerà pur citare il “piromane”. Per dirla in breve, nello spirito dell’iniziativa, sarebbe bello che i concerti di musica jazz non si concentrassero esclusivamente nelle piazze mediatiche di Pompei. Vale a dire gli spazi in prossimità del sito archeologico e della cattedrale mariana. Sarebbe bello vedere e sentire la musica anche in prossimità delle serre agricole (di fiori e di ortaggi) delle periferie trascurate di Fontanelle come di Ponte Nuovo. Nella stazione Circumvesuviana di Moregine, dove recentemente sono stati aggrediti giovani viaggiatori, i giardini vesuviani di via Arpaia e di Tre Ponti e nel Mercato dei Fiori di Pompei.
E’ uno scenario che diventerà realtà solo se il “terremoto” della seconda Pompei si propagherà dalle strade al cuore dei pompeiani avviando un fenomeno di accoglienza diffusa senza precedenti.