Da quest’anno il “Villa dei Misteri” si degusta a base dell’aglianico di vitigni impiantati nel Parco Archeologico di Pompei nel 2007. Brindisi trionfale sotto il sole raggiante della mattinata di giovedì 25 ottobre che allunga il clima estivo prediletto da Bacco (e dalle uve) ed omaggiato a Pompei nella raccolta dell’uva consolidando una nobile tradizione che trova fondamento nella cultura popolare che il direttore generale del Parco, Massimo Osanna, ha collegato al ricordo di Anna Maria Ciarallo, mitica conduttrice del Laboratorio di Ricerche Applicate, vero e proprio avamposto della ricerca scientifica archeologica della romanità. A brindare al buon augurio della diciannovesima edizione della vendemmia a Pompei, due protagonisti eccellenti: il direttore generale del Parco, Massimo Osanna, e il docente universitario Piero Mastroberardino dell’omonima ditta (e famiglia) a capo della storica cantina di Atripalda che collabora con il Parco Archeologico di Pompei nella produzione di vino basata sugli studi di botanica applicata all’archeologia del suo Laboratorio di Ricerche Applicate.
Nelle ricerche preliminari furono individuati nel sito otto vitigni autoctoni tra i quali due (Piedirosso e Sciasciniso) prescelti per l’impianto di vigneti adatti per la produzione del “Villa dei Misteri”. Quest’anno per la prima volta è stato in degustazione il Villa dei Misteri annata 2011, con uvaggio di Piedirosso e Sciascinoso a cui si é aggiunto il primo raccolto di aglianico a Pompei del 2007 seguito all’ampliamento della produzione con nuovi vigneti d’Aglianico. Uva esemplare della viticoltura dell’antichità nella produzione di grandi vini rossi da invecchiamento. La forma di allevamento che è stata prescelta è l’alberello, più adatta al microclima pompeiano.
L’uva di Aglianico è di una varietà molto antica di grande pregio, con un notevole patrimonio genetico di biodiversità. Uva che negli incroci con varietà autoctone, conserva rusticità e selvaticità preservata nei vini che si presentano complessi, di forte carattere e personalità, che non sono semplici da bere perché ruvidi e spigolosi e con tannini aggressivi che richiedono cure e tempo per ammorbidire. Il Villa dei Misteri di nuova produzione sii presenta perciò come un grande vino da invecchiamento, per palati esigenti. L’aglianico è un vitigno che ha la stessa storia di Pompei radicata sul territorio e di nobile discendenza.
E’ un tipico vitigno meridionale o, per meglio dire di Magna Grecia tra Paestum e Metaponto. A Pompei il progetto del vino risale al 1994. E’ partito interessando un’area limitata degli scavi per poi ampliarsi e fino a 15 vigneti, per un ettaro e mezzo, nelle Regiones I e II dell’antica Pompei (tra cui Foro Boario, casa del Triclinio estivo, Domus della Nave Europa, Caupona del Gladiatore, Caupona di Eusino, l’Orto dei Fuggiaschi, ecc.). La prospettiva di produzione é di circa 40 quintali per ettaro. Il vino Villa dei Misteri rappresenta un originale ambasciatore di Pompe. Gira il mondo trionfando sui tavoli di degustazione nel racconto della cultura e la nobile tradizione di Pompei Antica, valorizzandone il sito archeologico e preservando, con i vigneti che lo producono, l’ambiente del territorio vesuviano e la bellezza del suo paesaggio.
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