Contrariamente alle iniziative di restauro e messa in sicurezza nel Parco archeologico di Pompei, che sono proseguite positivamente, creando in pari tempo nuove opportunità per la ricerca scientifica e la scoperta di meravigliose presenze che giacevano sotto il lapilli, non è stato avviato alcun progetto per la valorizzazione della «buffer zone» dei monumenti archeologici dichiarati dall’Unesco patrimonio dell’Umanità.
Relativamente ai lavori di concertazione che hanno interessato gli amministratori di 15 Comuni vesuviani, riuniti a Pompei intorno ad un tavolo di programmazione, coordinato dal direttore generale del Grande Progetto Pompei e presieduto dal Ministero dei Beni culturali, Alberto Bonisoli, si è creato un equivoco mai chiarito successivamente.
Le istituzioni governative intendevano fare moral suasion nei confronti degli amministratori comunali per indurli a finanziare opere che migliorassero l’assetto e il decoro della buffer zone mentre; sul fronte opposto, i sindaci di Pompei e delle altre città interessate, sono stati sempre convinti di essere stati convocati per deliberare su progetti che sarebbero stati finanziati da Europa, Regione Campania e Stato italiano. Ora che ritorna il ministro Alberto Bonisoli a Pompei, per prendere visione (insieme alla stampa) delle nuove meravigliose scoperte nella Regio V, è l’occasione buona per chiedergli se il nuovo Governo gialloverde ha finalmente intenzione di mettere soldi per la buffer zone Unesco dei Comuni vesuviani, oppure resterà in piedi l’equivoco di partenza senza apportare benefici concreti ai trasporti, la viabilità, l’ambiente e soprattutto al decoro degli ingressi dei monumenti archeologici.
Iniziative che potrebbero far leva sulla valorizzazione di quelli che, a giusta ragione, vengono chiamati i “giacimenti culturali” della Campania, e dei quali beneficia l’intera economia del territorio.
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