Il torace schiacciato da un grosso blocco di pietra, il corpo sbalzato all’indietro dal potente flusso piroclastico. E’ stato colto da una tragica fine nel tentativo disperato di fuga dalla furia eruttiva. E’ così che è stata trovata la prima vittima dell’eruzione del Vesuvio del 79 d. C. rinvenuta nel cantiere dei nuovi scavi della Regio V.
Lo scheletro è stato ritrovato all’incrocio tra il Vicolo delle Nozze d’Argento e il Vicolo dei Balconi che protende verso via di Nola. Dalle prime osservazioni dell’antropologa, che fa parte del team di esperti che presiede al cantiere di scavo, sembrerebbe trattarsi di un soggetto in fuga dall’eruzione vulcanica lungo il vicolo e che per attraversarlo sia stato costretto ad arrampicarsi su una spessa coltre di lapilli.
Il suo corpo difatti giaceva all’altezza del primo piano dell’edificio adiacente, vale a dire al di sopra dello strato di lapilli, dove è stato investito da una densa nube piroclastica che lo ha sbalzato all’indietro mentre un imponente blocco in pietra (forse uno stipite), trascinato dalla nube, lo ha colpito al torace, schiacciando con capo e petto in una quota più bassa rispetto agli arti inferiori.
Le prime analisi eseguite dall’antropologa, durante lo scavo, hanno accertato trattarsi di un adulto di età superiore ai 30 anni con lesioni a livello delle tibie, che segnalano un’infezione ossea che potrebbe essere stata causa per lui di difficoltà nella deambulazione che ne avrebbe causato un ritardo nella fuga.
«Questo ritrovamento eccezionale - dichiara il Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna - rimanda al caso analogo di uno scheletro rinvenuto da Amedeo Maiuri nella casa del Fabbro e oggetto di recente studio. Si tratta dei resti di un individuo claudicante, anche lui probabilmente impedito nella fuga dalle difficoltà motorie e lasciato all’epoca in esposizione in situ. Al di là dell’impatto emotivo di queste scoperte, la possibilità di comparare questi rinvenimenti, confrontare le patologie e gli stili di vita, le dinamiche di fuga dall’eruzione, ma soprattutto di indagarli con strumenti e professionalità sempre più specifiche e presenti sul campo, contribuiscono ad un racconto sempre più preciso della storia e della civiltà dell’epoca, che è alla base della ricerca archeologica», ha concluso l'archeologo.
I nuovi scavi della Regio V, luogo dell’ultima scoperta, fanno parte del cantiere - del Grande Progetto Pompei - di messa in sicurezza dei fronti di scavo interni alla città antica Le indagini archeologiche in corso interessano l’area del cosiddetto "Cuneo", tra la casa delle Nozze d’Argento e la casa di Marco Lucrezio Frontone.
Sul rinvenimento è intervenuto con un tweet anche l'ormai ex ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini: «Il mio mandato è iniziato con crolli a Pompei 7 giorni dopo il giuramento da ministro e si conclude sempre a Pompei con ritrovamenti straordinari dopo 4 anni di restauri, di scavi in zone mai esplorate e con 1 milione di visitatori in più».
(foto dal sito ufficilae del Parco Archeologico di Pompei - pompeiisites.org)
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