Riportata alla luce e restaurata tra il 1893 ed il 1910, la Casa delle Nozze d’Argento è forse la più preziosa dell'antica città romana. Rimasta chiusa al pubblico da decenni, in questi giorni è tornata d’attualità perché il prossimo autunno partiranno i restauri che ne consentiranno la riapertura al pubblico nel contesto di un quartiere che torna alla luce a seguito di iniziative di messa in sicurezza del Regio V, in cui è stata fatta di necessità virtù con l’apertura parallela del un nuovo cantiere di scavo che naturalmente ha reso felice l’archeologo più cliccato sui social, Massimo Osanna.
La Casa delle Nozze d'Argento è diventata famosa perché ha preso il nome dalle nozze d'argento di Umberto e Margherita di Savoia che ricadeva nell’anno dello scavo. Fa parte del Regio V dove sono in corso nuovi scavi per i quali è diventata un punto di riferimento. Costruita in epoca sannitica, fu ammodernata successivamente formando una ricca domus di architettura classica, dotata di eleganti decorazioni e un atrio tra i più grandi di Pompei, formato da quattro alte colonne di ordine corinzio, alte otto metri che sostengono il tetto, e un’esedra con pareti gialle, circondata da due camere decorate in secondo stile.
E’ dotata di due giardini: il più grande con una vasca centrale in tufo e triclinio con pareti dipinte con storie di amorini e pigmei. Vicino un impianto termale privato, la piscina all'aperto, la cucina e un sala con pavimento con mosaico, pareti dipinte e soffitto con la volta a botte sostenuto da quattro colonne ottagonali decorate ad imitazione porfido.
L’attesa di rivedere la prestigiosa domus è allietata dalle continue scoperte nel vicolo adiacente, in cui i colori delle pareti e delle figure dipinte hanno conservato la vivezza originaria: il rosso pompeiano ispirato al vino del Vesuvio, gli ocra pastosi e rilucenti, le decorazioni geometriche, i fiori e gli animali. A quasi duemila anni dalla sua tragica sepoltura Pompei riemerge con una vivezza impressionante dallo scavo di un’area fino ad oggi inesplorata. Dalla terra che viene quotidianamente asportata emergono reperti commentati con rinnovato entusiasmo sui social. Gli scavi archeologici del ventunesimo secolo a Pompei (sovrintendente Osanna) sono una novità per le tecniche della ricerca, i mezzi impegnati ma anche per la qualità comunicazione: rapida e diretta.
L’ultima sorpresa è data da una serie di edifici che presentano tre grandi balconi,. non danneggiati dalla pioggia di lava, mentre in un angolo sono rimaste intatte anfore messe probabilmente ad asciugare al sole.
Le case con i balconi verranno ricostruite e faranno parte del percorso che collegherà la via di Nola con il vicolo delle Nozze d’Argento.