Dopo la Columbus University di New York, è l’associazione internazionale Amici di Pompei ad ospitare la conferenza di Massimo Osanna, direttore del Parco archeologico di Pompei nella quale si parla della tomba monumentale, di recente scoperta nel sito, con sette righe di epigrafe, quattro metri complessivi, che raccontano la vita di un personaggio eccellente insieme alla cronistoria degli ultimi 50 anni di Pompei. Vicino alla tomba sono state trovate evidenti tracce del passaggio di una carovana di fuggiaschi.
Proprio Osanna ha mostrato alla stampa una foto, sul cellulare, di un orecchino d’oro, rinvenuto in quel contesto del Parco, appartenuto presumibilmente ad una vittima dell’eruzione vesuviana che ha sepolto Pompei. Il monumento funebre è emerso nel corso degli scavi preliminari della ristrutturazione di nei pressi di Porta Stabia. L’epigrafe funeraria in marmo è la più grande mai trovata a Pompei e racconta importanti notizie sugli ultimi decenni della colonia romana fino al 79 d. C.. E’ descritta in quella lapide la storia della rissa che scoppiò nell’Anfiteatro nel 59 d. C. tra i pompeiani e i nocerini, raccontata da un personaggio dell’epoca, Gnaeus Allieus Nigidius Maius, che il popolo soprannominò «princeps coloniae».
L’iscrizione sepolcrale risale all’età neroniana-flavia ed è riferita ad un notabile deceduto l’anno prima l’eruzione del Vesuvio. Testimonia le sue imprese e l’ascesa nella scala sociale. Si tratta di un’epigrafe unica nel suo genere a Pompei. Osanna, nella sua conferenza, ha chiarito i motivi per i quali quella tomba monumentale appartiene a Nigidius, un liberto adottato dalla famiglia degli Alleii, noto come tra i maggiori impresari di spettacoli gladiatori della colonia romana. Insomma, un vip dell’antica Pompei che ha ricoperto la massima carica della magistratura, quella di duoviro.
Nella citazione sono narrati i momenti salienti della sua vita: l’assunzione della toga virile e la celebrazione delle nozze. Eventi che hanno creato occasione per banchetti ed elargizioni di denaro ma soprattutto l’organizzazione di grandi giochi con combattimenti tra gladiatori e bestie feroci. Iniziativa che forniva prestigio e favoriva la carriera politica. L’iscrizione tombale di Nigidius descrive episodi della storia pompeiana e, in particolare, l’episodio del 59 d. C., quando, durante uno spettacolo gladiatorio, scoppiò nell’Anfiteatro una rissa che degenerò in uno scontro armato che echeggiò anche a Roma e indusse l’imperatore Nerone ad incaricare il Senato di aprire un’inchiesta sull’episodio. Processo che si concluse con il divieto ai pompeiani di organizzare nuove manifestazioni gladiatorie per un periodo di dieci anni. Tacito ne riporta le conseguenze: furono sciolte le associazioni combattenti illegali ed esiliati quanti avevano istigato l’incidente, tra i quali l’organizzatore dei giochi, l’ex senatore di Roma, Livineio Regulo.
La citazione ritrovata nei pressi di Porta Stabia è importante perché completa le notizie di Tacito in quanto si fa riferimento per la prima volta all’esilio che avrebbe colpito anche i più alti magistrati in carica (i duoviri della città di Pompei). L’iscrizione lapidaria conferisce, alla fine, un profilo inedito dell’episodio della rissa: rientrerebbe nello scenario di un oscuro intrigo.
Gnaeus Allieus Nigidius Maius è stato un importante uomo d'affari dell'antica Pompei, diventò famoso per la sua sponsorizzazione di giochi gladiatori. Fu probabilmente figlio di Pomponia Decharis e fu adottato nella gens Alleii, il suo cognome originario era Maius, probabilmente sua madre era una liberta che fu sepolta nella tomba di Eumachia, donna ricca ed influente nella città, che suggerisce uno stretto legame tra la famiglia Alleii.
Allieus Maius potrebbe aver ereditato per testamento da Eumachia. Ebbe una carriera di successo nella politica pompeiana. Fu eletto aedile, duumvir e quinquennial duumvir prima dei quarant'anni. Successivamente raggiunse il vertice della magistratura come duoviro.
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