E’ stata dura ed incisiva la polemica aperta dall’opposizione nel corso di un dibattito odierno (28 febbraio) in Consiglio comunale sulla modifica del regolamento della tassa di soggiorno. La contestazione è partita principalmente dal consigliere Alfonso Conforti ma sono intervenuti nel dibattito anche Robetti e gli altri della minoranza, mentre per la maggioranza, assente Di Gennaro, ha replicato il vice presidente della prima commissione Martire. Essa ha riguardato principalmente la modifica apportata alla decorrenza dell’applicazione della tassa, passata dal primo gennaio al primo marzo. Questione che ha fatto insorgere un quesito di legalità illustrato con argomentazioni efficaci al consesso comunale da Conforti, che notoriamente è nella vita privata un navigato operatore turistico.
La questione di base è semplice ed evidente: “I soldi eventualmente incassati dal primo gennaio al primo marzo per la tassa di soggiorno che fine faranno?”. Un legittimo quesito su cui è stata interpellata anche la segretaria comunale, la quale in un primo tempo ha spiegato di essere stata messa al corrente dell’iniziativa che l’Amministrazione comunale targata Amitrano aveva intenzione di intraprendere e che lei aveva avallato, sulla base dell’esigenza avanzata dagli operatori del settore di avere la disponibilità di 60 giorni per organizzare tecnicamente il servizio d’incasso della tassa.
In un secondo tempo, però, incalzata dalla tematica, oggettivamente coerente, esposta da Conforti, la dottoressa Monica Siani ha ritenuto opportuno dichiarare ufficialmente l’intenzione di dare mandato al dirigente del settore finanziario (Piscino) di chiedere agli albergatori ed ai gestori di bed & breakfast pompeiani di attestare ai sensi di legge di non aver fatto incassi riguardo la tassa turistica nell’intervallo di tempo tra la prima e la seconda decorrenza (1 gennaio - 1 marzo) deliberata allo scopo esclusivo di andare incontro ad esigenze organizzative del settore della ricettività alberghiera, in quanto è evidente che se incassi sono stati registrati nel periodo d’intervallo stabilito, essi sono di competenza del Comune di Pompei, altrimenti si tratterebbe di appropriazione indebita.
L’occasione della tassa di soggiorno è stata poi propizia per Conforti e gli altri tre capigruppo di minoranza di rispolverare l’ampia polemica generale e di contesto sul modo di varare la tassa e la legittimità dei soggetti intervenuti nella decisione. Senza farla lunga, gli argomenti a riguardo sono principalmente due. Il primo riguarda l’autonomia del ruolo delle commissioni comunali, il cui lavoro preparatorio e di d’indirizzo alle delibere deve riceve il rispetto degli altri organismi territoriali.
Il secondo discrimine attiene invece all’errore politico che, a detta di Conforti e compagni, avrebbe commesso Amitrano e la sua giunta nel non tener conto delle tariffe consigliate dalla prima e terza commissione per la tassa di soggiorno, riducendone le tariffe di un punto per gli alberghi a tre stelle, con la conseguenza di tagliare di un importo consistente (si è parlato di circa 120mila euro l’anno) l’introito del Comune di Pompei, necessario per migliorare l’accoglienza turistica in un periodo in cui scarseggiano le risorse per assicurare un minimo di decenza ai servizi municipali.
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