Nell’anno dell’accessibilità senza barriere al patrimonio culturale italiano, il pompeiano Mario Veglia, leader storico dell’associazione dei non vedenti del territorio vesuviano, ha commentato l’iniziativa del 29 ottobre del 2005, quando ebbe l’opportunità di sperimentare personalmente il modello tattile sinestetico installato nell’Auditorium degli Scavi di Pompei dell’affresco dell’“Ercole infante” della Casa dei Vettii, dotato di una strumentazione di percezione, costruita con un sistema computerizzato che emetteva suoni trasmessi tramite audioguide.
Fu realizzato un prototipo che ebbe il merito di esplorare un percorso d’inclusione (successivamente abbandonato) per i non vedenti alla fruizione dell’archeologia pompeiana. Ad esso si affiancò un percorso agevolato per disabili che da San Paolino, transitava per via della Palestra e via Castricio, raccordandosi con via dell’Abbondanza. Il tracciato era supportato da scivoli e rampe removibili per attraversare via Nocera e perpendicolari a via dell’Abbondanza. Alla costruzione del prototipo esplorato dal Veglia col tatto e la percezione del suono sono seguiti anni di studi, ricerche e analisi del laboratorio scientifico della dottoressa Ciarallo (chi ricorda la ricostruzione di una casa pompeiana presso la Città della Scienza di Bagnoli in cui giovani non vedenti facevano da guida ai visitatori in quanto esperti nel muoversi nell’oscurità?).
Si è trattato di esperienze durate anni interi, ereditati ed aggiornati dall’Istituto per la Diffusione delle Scienze Naturali che pervenne, nel 2009, alla formazione di gruppi di lavori che sperimentarono fattori di carattere sensoriale nell’allestimento della domus di Caio Giulio Polibio. I ricercatori indagarono in primis sulle ultime ore di vita di una intera famiglia (dallo studio del DNA antico) che, al momento dell’eruzione del 79 d. C., vi era alloggiata. Tra le vittime furono ritrovati i resti di una giovane patrizia all’ultimo mese di gravidanza. Allo studio della domus e delle attività domestiche corrispondono i risultati della ricerca multidisciplinare. L’impatto esplosivo dell’eruzione sulla Villa, la caratterizzazione del paesaggio, il piccolo giardino, le ricerche sul DNA antico, le pietre colorate, i resti biologici formarono le coordinate che suggerirono l’allestimento di alcune “macchine sensoriali” che utilizzavano la sinestesia per fornire al visitatore una serie di conoscenze di carattere sensoriale (che per il non vedente sostituiscono la visione).
L’iniziativa rappresenta un’innovativa fruizione dell’archeologia dotata di Installazioni sensoriali sperimentate sul campo nella casa di Caio Giulio Polibio utilizzando alternativamente nozioni di Scienza, Arte e Tecnologia, come nelle intenzioni progettuali di Claudio Rodolfo Salerno (presidente dell’Istituto per la diffusione delle Scienze Naturali). Nell’iniziativa la percezione sensoriale è stata considerata un’opportunità generalizzata di acquisire nuove conoscenze grazie a linguaggi innovativi. La narrazione sinestetica è resa fruibile anche in assenza della vista. Non è verbale né descrittiva, ma perviene da aree sonore, olfattive e tattili. E’ un lavoro inclusivo concepito su “variazioni sensoriali”. A questo punto la domanda viene spontanea: “Perché sono state accantonate le macchine sinestesiche della Casa di Giulio Polibio? Soprattutto per quale motivo sono stati tralasciati i risultati di positive sperimentazioni nel campo dell’inclusione percettiva della conoscenza dell’archeologia, senza peraltro imboccare strade alternative a riguardo?”.
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