Nel Consiglio comunale di oggi (21 dicembre) a Pompei, convocato per ratificare nuovi debiti fuori bilancio e la sua stessa variazione per le spese sostenute per gli eventi natalizi, c’è stato il “fuori programma” della fiera difesa di Pietro Amitrano. Il sindaco della città della Pace ha argomentato in modo ineccepibile la partecipazione alla ratifica del protocollo d’intesa sull'accoglienza ai migranti, proposto dal ministro Marco Minniti e dal sindaco della città metropolitana di Napoli, Luigi de Magistris.
Il sindaco di Pompei ha aderito insieme a 264 colleghi, primi cittadini come lui di Comuni della Campania al fine del “miglioramento dell’accoglienza dei migranti richiedenti asilo”.
Amitrano ha detto a voce alta di vergognarsi della frasi pubblicate da alcuni pompeiani sui social. «Non sarò mai il sindaco di questi razzisti, che pur di alzare il livello di tensione scelgono le stesse parole di Salvini». Una lezione di civiltà che sarà sicuramente apprezzata dall’arcivescovo Tommaso Caputo, dal soprintendente Massimo Osanna e da quanti altri tengono alla reputazione di Pompei che è stata rispettata su esplicito mandato europeo, di cui bisogna accogliere i finanziamenti ma anche rispettarne le direttive.
La convenzione firmata a Napoli promuove in Regione Campania il Piano ANCI-Ministero Interno, trasformando il sistema d’accoglienza al fine dell’integrazione tra migranti e residenti su criteri di proporzionalità e sostenibilità, conferendo al sindaco di Pompei, e gli altri suoi colleghi con la fascia tricolore, il protagonismo dell’accoglienza, a tutto vantaggio della sicurezza dei territori, della legalità e della convivenza.
Amitrano ha giustificato la sua adesione quale sindaco di un Comune chiamato a sperimentare il contributo lavorativo (a livello gratuito) dei migranti nel Parco Archeologico di Pompei: lo scopo nobile è di favorirne l’integrazione sociale con i residenti. «Il motivo principale che rendeva indispensabile la mia presenza a quel tavolo convenzionale - ha spiegato Amitrano -, è di essere il sindaco di una città che più di ogni altra aveva il dovere morale, etico, religioso e politico di firmare quel documento».
Amitrano si è quindi soffermato sul tema caro ai pompeiani. Quello della città di Bartolo Longo, quale capitale morale dell’accoglienza che ha il primato di elevato profilo di essere stata la prima ad ospitare i figli dei carcerati e ad aiutarli nell’istruzione e nell’avvio lavorativo. «Possiamo essere uomini di Sinistra o di Destra, laici o cattolici, ma in questa città c’è un presupposto imprescindibile: siamo quello che la storia ha deciso che dovessimo essere: uomini e donne capaci di accogliere chi soffre come fratelli».
Una bella lezione di civiltà. Una pagina nobile della storia politica di Pompei. Al discorso di Amitrano ha replicato il consigliere di minoranza Alfonso Conforti, che ha fatto notare la mancanza di confronto con la minoranza riguardo la decisione di firmare il protocollo. Inoltre Conforti ha anche evidenziato lo stato di disagio di tante famiglie pompeiane ma Amitrano ha fatto giustamente notare che a Pompei, per i profughi, è prevista esclusivamente l’accoglienza.
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