Sono stati eletti i presidenti delle commissioni consiliari di Pompei. Le logiche che presiedono alle scelte politiche poste in essere, mettono in evidenza l’esigenza di “compensare” i consiglieri comunali di maggioranza che potremmo definire “di seconda fascia”. In parole povere è stata riconosciuta (con un accordo a tavolino) la poltrona di presidenza della commissione a quei consiglieri che per risultati elettorali di lista, o personali, hanno dovuto fare a meno di un assessore di riferimento nell’esecutivo di Pietro Amitrano.
Una soluzione per accontentare tutti (almeno in maggioranza) anche se i delusi (in politica) non mancano mai. Nello specifico è rimasto l’amaro in bocca alla minoranza che non aveva dimostrato interesse alla poltrona istituzionale di vice presidente del Consiglio comunale. Pensava, al contrario, sulla base dei precedenti, di poter aspirare ad una delle presidenze delle commissioni consiliari (si era parlato della prima commissione istituzionale sulla base delle deliberazioni delle due precedenti Amministrazioni). Le cose hanno preso un andamento diverso (rispetto alle sue aspirazioni) perché diverse sono le condizioni politiche tra prima ed oggi.
Sinteticamente, una maggioranza amministrativa ha interesse ad elargire “regalini” alle diverse fazioni di minoranza quando si regge su numeri traballanti. Non è il caso attuale della maggioranza Amitrano. Le considerazioni di merito dell’Udc in un suo comunicato sono formali ed ispirate a concetti di pura teoria che, dato il cinismo della politica attuale, non trovano più applicazione. Si può parlare in ogni caso di “squallide spartizioni” nell’attesa che negli avvicendamenti futuri - che il caso e gli elettori assegneranno prima o poi alla politica pompeiana - si possa finalmente assistere a qualche “spartizione elegante”.
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