Tornano sedie e tavolini degli esercizi pubblici in piazza Bartolo Longo dopo essere stati vietati (all’inizio dell’anno) dall'allora commissario prefettizio Donato Cafagna, a seguito dell’intervento di tutela del paesaggio del soprintendente archeologo Massimo Osanna in base alla recente normativa che gli conferisce specifici compiti a riguardo.
Il gestore di un bar del centro storico di Pompei, che precedentemente aveva subito (insieme ad altri) l’invito del commissario prefettizio Cafagna a ritirarli dal marciapiede sito in prossimità del Santuario della Vergine del Rosario, ha recentemente ottenuto (in controtendenza) l’accoglimento dell’istanza di occupazione di suolo per i tavolini sulla base di spazi e tariffe della regolamentazione comunale.
E’ stato concesso all’esercente il nulla osta da parte della soprintendenza, superando così il veto precedente ispirato ad una nota del direttore del Parco archeologico Massimo Osanna a tutela del decoro della piazza principale di Pompei, che ospita un monumento della cristianità di gran pregio artistico ed architettonico senza parlare dell’importanza del culto religioso che lo rende meta ogni anno di milioni di pellegrini.
L’iniziativa del sovrintendente Massimo Osanna, che in un primo tempo aveva valutato negativamente l’impatto paesaggistico degli arredi ricettivi (sedie, tavolini e fioriere) posti su suolo pubblico in prossimità del tempio esemplare per culto e pregio urbanistico, fu presa come una provocazione da una parte della società civile pompeiana, segnatamente dagli imprenditori turistici. Apparve a molti evidente, nella circostanza, che dietro ad iniziative del genere c’era l’interessamento della direzione del Santuario di Pompei, che non ha mai fatto mistero di preferire per il centro cittadino decoro e segno di rispetto dei riti religiosi frequentemente celebrati dentro (e fuori) la Cattedrale.
Effettivamente non c’è giorno festivo in cui la piazza centrale di Pompei non diventa teatro del culto mariano (convegnisti, religiosi e/o pellegrini). Rispettarne il decoro appare ad alcuni un dovere mentre altri la pensano diversamente. Una folta schiera di operatori turistici difendono la libertà d’iniziativa fino a quando essa oggettivamente non arreca danno alle altre forme sociali. Sostengono che coniugare commercio e cultura è possibile perché prevedono manifestazioni che non sono tra loro incompatibili. «A Roma, Firenze e Venezia i tavolini dei bar che stanno nelle piazze del centro storico non danno fastidio a nessuno». Fanno presente molti operatori turistici pompeiani, che aggiungono sotto tono che sarebbe ora di farla finita a Pompei con la “colonizzazione dei soliti poteri forti”.
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