Pompei antica e si suoi graffiti. Il sole caldo d’agosto consiglia ai visitatori degli Scavi archeologici d’interrompere di tanto in tanto la visita del monumento per sostare brevemente in uno spazio ombroso che, in verità, non si trovano frequentemente nel Parco archeologico vesuviano. Le guide esperte fanno allora leva sulle risorse del mestiere per intrattenere il gruppo col racconto di storie di vita e di costume di Pompei. L’origine dei loro racconti risale spesso alle frasi scritte sui muri di Pompei, conservati nel web temporale della storia e trasmessi pari pari ai visitatori che così si calano agevolmente in un universo antico di alcuni secoli.
Su molti muri della città antica sono stati ritrovati graffiti (scritte e disegni) ben conservati, sebbene risalgano ad alcuni secoli prima. Rappresentano la fonte principale della vita comune: dai prezzi delle derrate alimentari alle tariffe delle prostitute. Dal fitto delle locande alla composizione etnica della popolazione. Dalle lingue parlate al livello culturale della popolazione. Inoltre dalle scritte sui muri di Pompei si possono ricavare stralci di autentica poesia amorosa e commenti sarcastici sui rapporti sociali. Non mancano improperi e bestemmie rivolte a nemici ed oppositori e lodi ed invocazioni amorose rivolte ad amanti o a gladiatori. Infine si trovano calcoli di varia natura e conteggi; disegni infantili o caricaturali di personaggi togati, di gladiatori, di oscenità, di quadrupedi, di navi, di apprestamenti militari ed interni delle case.
Talora i graffiti raccontano precisi episodi dell'epoca alimentando i racconti dei "ciceroni", che hanno più presa sui turisti curiosi. Tipico è quello della scritta nella Causa dei Dioscuri, in cui un graffito racconta la violenta zuffa tra pompeiani e nocerini, avvenuta nel 59 dopo Cristo nell’anfiteatro pompeiano, durante uno spettacolo di gladiatori, in cui si legge: “O Campani siete morti insieme ai nocerini in quella vittoria”. Nella Casa del Criptoportico un graffito raffigura un cane ed un asino, mentre nella parete nord dell'atrio di Villa dei Misteri è disegnato un uomo con una corona d'alloro in testa e la sovrastante scritta: “Rufus est”.
I ritrovamenti di numerosi oggetti o riproduzioni a sfondo sessuale nel Parco archeologico hanno influenzato la convinzione popolare che il sesso fosse l’attività prevalente degli abitanti di Pompei, rafforzata dalla definizione del poeta Marziale che ha definito Pompei "città prediletta da Venere". Si contano circa centoventi graffiti (disegni con rappresentazioni di diverse posizioni di accoppiamenti con prostitute) scoperti nelle cellae meretriciae (alcove) del lupanare, sito in prossimità delle Terme Stabiane. Nelle scritte sui muri di Pompei (se ne contano circa tremila) lo stile non è quello di Cicerone ma è frequentemente sgrammaticato. Poteva riguardare annunci elettorali, messaggi di varia natura (a sostenitori, a contenuto erotico, religioso, personale o pornografico). Forniscono in ogni caso un interessante spaccato sulla vita dell’epoca alimentando un grande fascino nella fantasia dei visitatori.
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