E’ stato decretato il divieto di dimora a Pompei per il vigile urbano che il 24 febbraio scorso è stato fermato dagli agenti di Polizia di Stato mentre prelevava da un fondo agricolo un grosso masso di pietra lavica. Per lui è stato aperto un fascicolo d’inchiesta presso il Tribunale di Torre Annunziata in cui sono stati ipotizzati i reati di violazione di domicilio e tentato furto ai danni dello Stato perché il masso era stato prelevato fuori dall’orario di servizio, senza autorizzazione dei conduttori del terreno agricolo ma su richiesta del proprietario del medesimo terreno, che dopo averlo comprato era stato protagonista di una lite giudiziaria con i vecchi conduttori.
Alla fine era sembrato evidente ai più che le contestazioni di reato derivavano da un’ingarbugliata vicenda nata a causa di controversie insorte sulla legittima proprietà del fondo. Le spiegazioni fornite dallo stesso vigile urbano alla Polizia erano sembrate plausibili e sono state bene o male acclarate in sede di provvedimento disciplinare interno al Comune di Pompei, tant’è vero che è stato disposto dalla direzione del personale il rientro in servizio del vigile urbano inquisito. Parliamo di una persona che nell’ambiente lavorativo è notoriamente ben voluta da dirigenti e colleghi. Ora questo severo provvedimento d’interdizione del domicilio a Pompei sorprende l’ambiente del Comando di piazza Schettini. Non si conoscono ancora le motivazioni ma è stata annunciata una conferenza stampa della magistratura oplontina che dovrebbe - a quanto si lascia intendere, indirettamente - inquadrare tutta la vicenda giudiziaria in un contesto più vasto che assumerebbe ben altra luce.
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