«Non siamo noi gli irregolari. La verità è che tutti i candidati chiedono di coprire i manifesti degli altri». E’ la dichiarazione choc che ci è stata rilasciata quando, mantenendo l’anonimato, abbiamo intervistato alcuni attacchini abusivi di manifesti elettorali. Si tratta, nella maggior parte, di soggetti appartenenti a quell’area border line di Pompei che tira a campare con mestieri sporadici ed improvvisati. Gli attacchini hanno spiegato nell’intervista di sapere a memoria quali sono gli spazi riservati alle quattro coalizioni elettorali scese in campo ma di tralasciare regolarmente di rispettarli nell’affissione dei manifesti, dal momento che dall’apertura della campagna elettorale si scatena una vera e propria guerra dove (c’è la convinzione generale) chi vince nell’illegalità e la sopraffazione sarà premiato con il voto di quell'elettorato pompeiano che considera l’arroganza meritevole di rispetto.
Quello descritto conferma uno scenario chiaroscuro della campagna elettorale, in cui i molti candidati si comportano da Dr Jekyll e Mr Hyde (corretti di giorno, indisciplinati la notte) dal momento che nei comizi e nei pubblici dibattiti predicano la legalità mentre nel privato si comportano all’opposto. In questo scenario complessivo si è registrata nella giornata di oggi (29 maggio) la presentazione di una denuncia alle Forze di Polizia di Carmine Raimo, candidato sindaco di "Pompei Città ribelle", che ha trovato per l’ennesima volta i suoi manifesti coperti da quelli di avversari politici. La speranza dei cittadini perbene di Pompei è a questo punto che le autorità competenti annotino in un libro nero i nominativi dei candidati scorretti in modo di andare a verificare, dopo che avranno conquistato le agognate poltrone nel Palazzo, come si comporteranno quando opereranno nella gestione dell’amministrazione pubblica.
twitter: @MarioCardone2
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