«E’ un danno che probabilmente è stato dovuto da ignoranza o incoscienza (più che un furto su commissione) quello dovuto all’estrazione di una borchia di bronzo, prelevata da un pannello che riproduce una porta di Torre di Satriano». Questo è il parere del professore Peppino Lindinerro, veterano delle guide turistiche di Pompei. Parliamo di un personaggio che negli Scavi di Pompei, nella sua vita umana e professionale, ne viste di tutti i colori (dai bombardamenti dell’ultima guerra ai furti e agli sfregi di ogni tipo all’immenso patrimonio archeologico). Ha trascorso l’infanzia perché vi abitava con la famiglia (nella Casina dell’Aquila) in una residenza demaniale assegnata al padre custode.
Il furto si è verificato nella serata di mercoledì 17 maggio ed ha riguardato una delle quattro borchie in bronzo della seconda metà del VI - inizi del V sec. a.C. agganciate ad un pannello della mostra "Pompei e i Greci" presso la Palestra Grande degli scavi. L’attrezzo proveniva dal Museo archeologico nazionale della Basilicata "Dinu Adamesteanu”. Ha un valore venale di scarso rilievo ma il suo prelievo illegale rappresenta un’offesa alla cultura nazionale.
Lindinerro è stata una delle ultime persone a visitare il pannello da cui poi è stata estratta la borchia di bronzo. Nel pomeriggio aveva visitato la mostra “Pompei e i Greci” presso la Palestra Grande con una comitiva di turisti. La sensazione dell’esperta guida turistica è che non si tratti di un “furto con destrezza” ma, piuttosto, dell’iniziativa estemporanea di un visitatore balordo. E’ quanto cercherà di chiarire il reparto investigativo dell'Arma dei Carabinieri sulla base delle indagini e delle immagini registrate dal sistema di videosorveglianza. Nello stesso tempo, la direzione del Parco archeologico ha avviato una verifica ispettiva interna al fine di risalire alle cause di tale grave sparizione. «La borchia prelevata, come le altre tre, era avvitata sul pannello espositivo e ricoperta da lastra di protezione». Ha dichiarato il direttore generale degli Scavi di Pompei, Massimo Osanna, precisando che lo stand della mostra è sempre sotto controllo e dotato di sistema di allarme. Il gesto ferisce il sito di Pompei (che ha ospitato la mostra) e il patrimonio culturale italiano. Tra i primi messaggi di solidarietà alla soprintendenza di Pompei, organizzatrice dell’evento museale, arriva l’attestato di sostegno di Marta Ragozzino, direttrice del Polo museale regionale della Basilicata, del quale fa parte il Museo archeologico nazionale "Dinu Adamesteanu" di Potenza, che deteneva la borchia sottratta alla mostra. La direttrice Ragozzino ha espresso la sua solidarietà al collega Osanna, a cui ha riconosciuto l’alto valore scientifico della mostra organizzata a Pompei, che al di fuori del suo straordinario contesto lucano, ha fatto conoscere meglio l’eredità della cultura greca disseminata con segni e testimonianze grafiche sul territorio dell‘Italia meridionale.
In conclusione anche se il reperto scomparso ha un modesto valore di mercato (valore assicurativo di 300 euro) resta la gravità di un gesto che ferisce la dignità nazionale. Nello stesso tempo la condanna di quanto accaduto non deve sminuire il valore culturale dell’iniziativa messa in campo ma suggerire presidi di tutela più efficaci per le prossime occasioni.
twitter: @MarioCardone2
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