«Un miracolo autentico di Bartolo Longo lo rappresentiamo noi con la nostra stessa esistenza». Sono le parole un’ex allieva (oggi medico chirurgo) dell’Istituto che il Beato fondò a Pompei per l’educazione dei figli di carcerati. Le sue parole di riconoscenza umana e civile sono arrivate alla conclusione del convegno "I minori e la loro integrazione nella società. La visione del Beato Bartolo Longo ed i principi nella nostra Costituzione". «Il miracolo maggiore, più che la guarigione del corpo, è quando si riesce a trasformare l’animo umano». E’ la conclusione della signora, che intervenendo ha dato l’opportunità all’Arcivescovo Tommaso Caputo di annunciare la prossima pubblicazione di un voluminoso testo biografico su Bartolo Longo, commissionato dalla Chiesa di Pompei.
L’iniziativa del 29 aprile presso il teatro Di Costanzo Mattiello ha visto in campo, dopo i saluti di rito dell’Arcivescovo Prelato, il commissario prefettizio di Pompei, Maria Luisa D’Alessandro, e la dirigenza territoriale dei Lions Club (Monsignor Pietro Caggiano presidente a Pompei). Nei loro interventi, i relatori hanno spiegato la valenza scientifica dell’intuizione dell’avvocato Bartolo Longo nel puntare su sentimenti di compassione e tenerezza nell’intervento educativo e di tutela dei figli dei carcerati che all’epoca erano stigmatizzati “delinquenti nati”. Monsignor Salvatore Acampora ha illustrato l’attività di accoglienza, che ancora oggi si pratica a Pompei, a favore di giovani che hanno alle spalle storie di dolore, devianze ed emarginazione. Il riconoscimento dell’importanza sociale della formazione scolastica e morale dei figli dei carcerati come strumento di tutela dell’istituto familiare e come garanzia di libertà in uno Stato di diritto che ha riconosciuto il lavoro quale strumento di realizzazione dell’individuo, ha fornito la conclusione del convegno che si è soffermato sull’attuale ordinamento carcerario con particolare riferimento alle sanzioni previste per la delinquenza giovanile a cui la legge riserva una specifica normativa sia in fase processuale che in quella della privazione della libertà come estrema sanzione.
Specialmente chi ha un lungo percorso di vita davanti a lui merita più la conversione (dopo la devianza) che la pena sanzionatoria. Gli interventi dei relatori (Oreste Ciampa, Salvatore Acampora, Domenico Di Casola, Angelo della Vecchia) hanno messo in luce che la iniziative educative a favore dei figli di carcerati operate dal Beato hanno preceduto ed in parte ispirato la giurisprudenza costituzionale passando successivamente dalla tutela illuminata al riconoscimento giuridico di diritti soggettivi (come quello ad una procedura specifica, alla difesa, alla riservatezza ed all’assistenza psicologica). La legislazione italiana degli ultimi settant’anni ha cambiato radicalmente il trattamento riservato ai carcerati, puntando principalmente al loro recupero a scapito della severità della sanzione. Nel frattempo è stato superato il pregiudizio che voleva i figli dei delinquenti propensi, per eredità naturale, allo stesso stile di vita dei genitori.
La conclusione sul livello di civiltà raggiunto dal nostro sistema giuridico relativamente al trattamento dei minori, è stata argomento dell’intervento conclusivo del sottosegretario Gennaro Migliore, che ha fatto riferimento alla speciale tutela riservata ai migranti minori non accompagnati che arrivano sulle nostre coste sui barconi della speranza. Migliore, riferendosi all’esperienza virtuosa di Bartolo Longo, ha dichiarato: «Ha saputo rompere con l’esperienza completa di testimonianza e d’azione il pregiudizio che all’epoca marchiava la sua scuola come covo di banditi». Migliore ha introdotto anche il tema civile del risarcimento delle vittime (che cosa sono se non doppiamente vittime i figli dei carcerati?) come principio di giustizia civile che meglio della sanzione dei reati recupera il danno che hanno provocato. «Bisogna sconfiggere il reato non le persone». Ha concluso il Sottosegretario del Ministero della giustizia con delega al sistema carcerario, riferendosi specificamente alla piaga sociale delle gang minorili.
twitter: @MarioCardone2
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