La fissazione della data delle elezioni amministrative (l'11 giugno prossimo), a Pompei, rende oggettivi i margini di tempo che restano a disposizione dei “registi” della politica locale per concludere patti di alleanze in prospettiva del voto. La parola d’ordine è vincere a tutti i costi: conquistare il comando del Palazzo per mettere la bandiera sui luoghi del potere locale (in primis il Comando della Polizia Municipale e l’Ufficio Tecnico) che contano ancora anche se la temperatura del “malato vesuviano” desta ogni giorno un allarme maggiore. Al momento, a parte l’ufficialità di Nino Coccoli, candidato sindaco, a capo di tre liste per “ProgrAmmiamo Pompei”, si registra la convergenza principalmente su due “documenti programmatici” definiti, per brevità, di centrodestra e di centrosinistra per l’unico motivo che nella seconda coalizione (di liste civiche) dovrebbe essercene una con il simbolo del Partito Democratico mentre nella prima sarebbe presente una formazione dell’Unione di Centro. Siamo fermi al campo delle ipotesi perché è noto che, a Pompei, i politici che prendono più voti sono gli stessi che poi si dimostrano pronti a "tradire", alla prima occasione, l’alleato del giorno precedente. E’ una qualità politica (la scarsa lealtà nei confronti dell’alleato) che non distoglie l’elettore pompeiano che si lega al suo candidato sulla base di rapporti parentali, di amicizia o di stretta convenienza personale.
Queste ultime considerazioni serviranno anche per indicare il candidato sindaco per Pompei. Decisione che deve essere presa nella prossima settimana. Le due maggiori coalizioni che annunciano otto liste civiche ciascuna, più una formazione politica, presentano una rosa di tre nominativi: Amitrano, Di Casola e Gallo sul tavolo di centrosinistra. Allaria, Robetti e Vassallo su quello di centrodestra. Sarebbero favoriti i due nominativi indicati per primi in ordine alfabetico (Amitrano e Allaria) ma l’ostinazione delle componenti minoritarie è così forte che potrebbe scombinare all’ultimo momento il puzzle faticosamente assemblato dai “vecchi volponi” e creare un nuovo quadro di alleanze che, allo stato dei fatti, si presenta imprevedibile anche se risulta che c’è chi lavora alla solita cordata degli “indistruttibili” che ha tenuto fino ad oggi ed appare ancora resistente.
“Aurora Pompeiana” sembra risoluta a non cedere sul nome di Di Casola. In caso contrario starebbe pensando di presentarsi da sola, issando la bandiera delle periferie (a Nord e a Sud del centro mariano) in considerazione di presenze significative nelle liste amiche di consiglieri comunali originari dei territori al di là del passaggi a livello (della Ferrovia dello Stato e della Circumvesuviana) che racchiudono il centro storico in una fascia di privilegi urbanistici e commerciali.
Le periferie di Pompei sono più forti in termini di voti ma indebolite da divisioni ed invidie reciproche su cui ha sempre giocato il ceto commerciale ed alberghiero del centro di Pompei. Se in queste elezione sarà proposto il matrimonio inconsueto tra le contrade di Tre Ponti e Messigno, tutta la politica locale (nel bene o nel male) ne resterà condizionata.
twitter: @MarioCardone2
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