Solo business e niente amministrazione della città. Pompei meriterebbe una classe dirigente migliore mentre si registrano frequentemente nella cronaca giudiziaria episodi moralmente sgradevoli nella speranza che risultino infondati. E’ attuale la notizia dell’avviso di chiusura indagini, che è stato notificato dalla Polizia di Stato di Pompei, a Stefano De Martino (noto all’opinione pubblica per essere stato, nel corso della passata amministrazione, protagonista, insieme ad altri, di balletti dentro e fuori la maggioranza). L’indagine della magistratura oplontina sarebbe scattata a seguito di minacce rivolte all'ex assessore Raffaele Marra. L’avviso di apertura del procedimento penale a De Martino è giunto a conclusione di indagini preliminari. Porta la firma del sostituto procuratore della Repubblica del Tribunale di Torre Annunziata, Francesca Sorvillo. Prevede i reati di tentata estorsione, calunnia, minaccia e tentata violenza privata nei confronti dell’ex assessore alle Attività Produttive, Commercio e Patrimonio della giunta Uliano che, in tutta risposta alle presunte illecite richieste di danaro che avrebbe avanzato, lo avrebbe denunciato alla Polizia di Stato di Pompei nel mese di ottobre dell’anno scorso.
Sulla base della denuncia dell’amministratore della prosciolta maggioranza, sono scattate le indagini sulla presunta «tentata estorsione al fine di procurarsi un ingiusto profitto con danno altrui, mediante minaccia consistita in una richiesta di danaro rivolta a Raffaele Marra, quale assessore comunale, rappresentava che nel caso in cui si fosse rifiutato di corrispondergli la cifra di 500 euro al mese avrebbe firmato le dimissioni e determinato la caduta dell'amministrazione».
I verbali della magistratura ipotizzano che De Martino avrebbe chiesto metà dello stipendio all’ex assessore di riferimento, minacciandolo che in caso di diniego avrebbe firmato per mandare a casa la giunta. In conclusione il “consigliere ballerino” si trova indagato per tentata estorsione, calunnia, minaccia e tentata violenza privata. Secondo questa ipotesi accusatoria la sua firma di sfiducia all'ex sindaco Ferdinando Uliano sarebbe conseguenza di un’illecita richiesta di transazione finanziaria. Ricordiamo che quella firma ha comportato lo scioglimento del Consiglio comunale di Pompei il 30 agosto 2016.
Secondo accertamenti della Polizia, De Martino avrebbe reiterato il suo atteggiamento ricattatorio. Di fronte a queste gravi accuse il politico inquisito avrà 20 giorni per preparare, con l’assistenza del suo avvocato, la memoria difensiva. Oltre all’accusa di estorsione l’ex consigliere (prima di maggioranza, poi di opposizione, successivamente di nuovo in maggioranza, fino alla firma per lo scioglimento del Consiglio comunale su cui è stato presentato ricorso amministrativo su cui dovrebbe arrivare la sentenza in questi giorni) deve difendersi anche dall’accusa di calunnia, conseguente alla sua denuncia di aggressione verbale nei confronti di Marra, che dalle indagini della Polizia di Pompei sarebbe risultata inesistente.
Risulterebbe, inoltre, sempre nel quadro della controversia successiva allo scioglimento del 30 agosto 2016 del Consiglio comunale di Pompei, la denuncia presentata dell’allora consigliere comunale Giuseppe Del Regno (titolare della delega alla Viabilità) che avrebbe denunciato di aver subito «pressioni» da De Martino per revocare il provvedimento di limitazione della «Ztl» in piazza Esedra. Elementi che sono alla base della contestazione del reato di tentata violenza privata.
Parte un processo che dovrà dunque chiarire l’esistenza del comportamento illegale da parte di un politico che potrebbe rappresentare, se accertato, la punta emersa di un iceberg. Intanto alla vigilia delle elezioni amministrative compete all’elettorato pompeiano scegliere un ceto dirigente più all’altezza del compito ma soprattutto trasparente e corretto.
twitter: @MarioCardone2
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