E’ opinione di molti, a Pompei, che la compilazione effettiva della lista del Partito Democratico rappresenti la cartina di tornasole che servirà a fare chiarezza, alla vigilia della prossima campagna elettorale amministrativa. A tutt’oggi sono molte le chiacchiere da bar sull’argomento. Alcune diventano articoli di giornale. Sono ancora “liquidi” i confini delle coalizioni elettorali che (stando alle stesse chiacchiere) non dovrebbero essere meno di cinque. Dato, questo ultimo, che aumenta la probabilità di un finale al ballottaggio tra quelle che alla fine risulteranno le cordate più votate dai pompeiani al primo scrutinio. Un motivo importante che conferisce al carisma del candidato a sindaco di Pompei una valenza strategica. Se è vero che al primo turno prevale (nel risultato) il gioco ambiguo della ragnatela elettorale, è altrettanto vero che al ballottaggio finale l’elettore (pompeiano o meno) si svincola da ogni forma di condizionamento.
La novità dello scenario a Pompei è che si procede sulla base degli accordi sottoscritti e la verifica degli schieramenti in campo subirà il crinale dello spartiacque politico. In poche parole basta la presenza del Partito Democratico (come sarebbe per un qualsiasi altro partito) a condizionare sia la scelta del candidato a sindaco ma anche la formazione delle liste civiche, che nella loro autonomia non possono evidentemente esporre personaggi compromessi in opposte appartenenze politiche.
La presenza anche di un solo partito politico impone un minimo di coerenza e solidarietà alla sua coalizione di appartenenza. Come farebbe, altrimenti a giustificarsi un commissariamento della segreteria cittadina del Pd, che si è giustamente imposta contro un miscuglio di simboli se lasciasse passare un miscuglio di personaggi noti pubblicamente per appartenenze politiche contrapposte? Come si potrebbero giustificare alleanze del Partito Democratico con liste civiche che presentano elementi che (per esempio) hanno svolto pubblicamente ruoli chiave nella direzione di formazioni di Destra? Che figura ci farebbe il responsabile agli Enti Locali, Giuseppe Esposito, e tutta la segreteria provinciale di Napoli del partito di Renzi se non rispettasse la coerenza che giustamente ha imposto a Pompei?
Queste considerazioni portano, alla fine, a tre conclusioni che riguardano tutte le componenti della politica pompeiana. La prima è che il banchetto (variegato per gusti) che è stato “cucinato” da alcuni "vecchi marpioni" della politica pompeiana potrebbe risultare non gradito (o salutare) per tutti gli stomaci (o gli appetiti) dei possibili candidati a sindaco di Pompei per la coalizione di centrosinistra. Un buon motivo per ritenere Franco Gallo il candidato più probabile, se non altro perché ha già dimostrato di gradire.
La seconda conseguenza è che, una volta formata la lista elettorale del Partito Democratico e prescelto il candidato della coalizione alla prima poltrona di Palazzo de Fusco, scattano i prevedibili disimpegni degli immancabili delusi (vedere cosa è già successo con i cosiddetti moderati). Ne consegue, in ultimo, che altre quattro coalizioni di liste civiche (che hanno un ventaglio più ristretto di partenza ma sono libere di ingaggiare senza guardare al colore politico) attendono di spartirsi i “cocci” di un “vaso di Pandora” che, sulla base delle considerazioni fatte, o si rompe prima o riserva le sue sorprese per quando sarebbe ormai troppo tardi.
twitter: @MarioCardone2
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