«Mentre il Ministero dei Beni culturali e del Turismo autorizza i banchetti di frutta e verdure dei coltivatori diretti lungo via Plinio (sui quali non si vendono prodotti locali), nello stesso tempo proibisce i tavolini dei bar in piazza Bartolo Longo».
Sbotta il presidente Ascom di Pompei, Alessandro Di Paolo, deciso a compattare la categoria in una manifestazione di protesta contro la “colonizzazione” strisciante che secondo lui sarebbe in atto a Pompei da parte dei “soliti poteri forti”.
L’iniziativa del sovrintendente Massimo Osanna, che è entrato nel merito dell’occupazione del suolo pubblico sito in prossimità del sagrato del Santuario, è stata considerata una provocazione da una parte cospicua dei pompeiani e segnatamente dagli operatori turistici che operano nel centro storico, che ancora ricordano la delusione per la rimozione dalla piazza di una maestosa scultura del maestro Igor Mitoraj, decisa “per motivi di pubblica sicurezza”.
«Un’opera d’arte che ogni altra città turistica avrebbe voluto avere in piazza». Ribattono i commercianti di Pompei. Nelle argomentazioni dell’esponente dell'organizzazione degli operatori commerciali pompeiani, non sono stati portati riferimenti diretti ma è apparso a molti evidente che dietro a queste iniziative ci sia l’interessamento della direzione del Santuario di Pompei, che non ha mai fatto mistero di preferire una gestione del centro storico moderno dove prevalgano decoro e silenzio nel rispetto dei riti religiosi che frequentemente hanno luogo dentro (e fuori) il Santuario.
Non c’è giorno festivo in cui la piazza centrale di Pompei non sia invasa da una folla di fedeli legata al culto mariano (convegnisti, religiosi o pellegrini). Rispettare il decoro della piazza per la Chiesa significa avere a cuore la devozione della gente per la Madonna di Pompei.
Sul fronte opposto c’è una schiera di operatori che, per mantenere la famiglia, nel tempo si è inventata mille mestieri di commercio, accoglienza e servizi per i turisti che arrivano a milioni ogni anno anche se restano poche ore e spendono poco.
Bisogna trovare il modo di bilanciare le due esigenze che non sono necessariamente incompatibili tra loro perché, come fanno presente i commercianti pompeiani, «a Roma, Firenze e Venezia i tavolini dei bar che stanno nella piazza del centro non danno fastidio a nessuno».
twitter: @MarioCardone2
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