Pompei ha raggiunto a fine ottobre il record di 3 milioni e 500 mila turisti. Traguardo che sarà superato ampliamente durante le prossime festività natalizie. Lo ha comunicato il generale Luigi Curatoli (Direttore generale del GPP) alla manifestazione della Coldiretti a Pompei - denoiminata Eatstory - dove è stata lanciata l’iniziativa d’inserire il patrimonio enogastronomico italiano tra le bellezze archeologiche degli Scavi.
L’iniziativa di valorizzazione del sito monumentale con la somministrazione di cibi preparati con le ricette originali (Plinio e Columella) degli antichi Romani non rappresenta una novità nell’ambiente vesuviano, dove molti artigiani ed operatori turistici locali si sono (da una ventina di anni) cimentati nella preparazione di cibi, bevande, creme e profumi alla maniera antica utilizzando materie prime come i cavoli, le cipolle, i carciofi, i melograni ed i limoni che sono attualmente coltivati negli stessi orti e giardini che producevano derrate alimentare per i banchetti degli antichi pompeiani.
All’inaugurazione dell'iniziativa del 5 novembre scorso era presente anche il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, che ha spiegato che il cibo rientra tra gli elementi culturali che contribuiscono a diffondere nel mondo la bellezza italiana.
Sono sempre di più i turisti che in giro per l’Italia apprezzano e consumano la cucina tradizionale italiana e, sempre più spesso, insieme ai tradizionali souvenir, portano a casa un vino o un alimento da consumare in famiglia. Massimo Osanna, direttore della Soprintendenza speciale degli Scavi archeologici di Pompei, ha commentato il concetto di “Pompei aperta”. Vale a dire la città antica contaminata dai consumi e dagli stili di vita che pulsano nel centro moderno.
Osanna ha anche ricordato come appena dopo il ritrovamento degli scavi archeologici vesuviani (Ercolano e Pompei) il primo museo, allora allestito nella Reggia di Portici, esponesse una rassegna dedicata ai cibi di Pompei. Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti, ha infine sottolineato come molte forme di coltivazione e produzione di cibi (beni immateriali che rappresentano le capacità lavorative delle maestranze italiane) stiano ottenendo il riconoscimento Unesco che molto presto dovrebbe arrivare anche per la pizza napoletana.
"Eatstory - da noi il cibo ha una storia" è il titolo del progetto grazie al quale i visitatori degli Scavi, fino alle feste di Natale, potranno sperimentare sensazioni del passato partecipando direttamente ad attività di coltivazione, trasformazione e conservazione dei prodotti locali.
A conclusione di questo percorso è prevista la degustazione di pietanze e/o l'acquisto di prodotti preparati secondo le tecniche in uso all'epoca dell'eruzione del 79 d.C.. Beninteso, ci si auspica che gli operatori locali non saranno tagliati fuori da questa iniziativa.
twitter: @MarioCardone2
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