Pompei fa tappa a Shangai per spiegare le radici della cultura occidentale.
L'8 luglio è stata inaugurata, presso il Global Harbor Museum, la mostra “The Last Day of Pompeii”, che sarà visitabile fino al 9 settembre.
In esposizione presso il più grande agglomerato umano del mondo (45 milioni di abitanti), 300 reperti provenienti da Pompei e dagli altri siti archeologici vesuviani.
La mostra è suddivisa in sezioni al fine di consentire la conoscenza dei costumi dell’antica Roma nei suoi diversi aspetti (politici, economici e religiosi).
Possono essere ammirati in primis gli arredi degli spazi verdi che valorizzavano le domus pompeiane ed i calchi delle vittime dell’eruzione del 79 d. C., oltre agli affreschi, gli utensili e gli oggetti emblematici di un raffinato stile di vita.
Accanto agli affreschi di grande pregio, come le pareti dipinte della casa del Bracciale d’oro, sono esposti oggetti che appartengono alla vita quotidiana di Pompei (pentole e tegami in terracotta, ami e strumenti della pesca, corredi funebri, ornamenti femminili, antiche monete).
La mostra, alla sua prima tappa in Cina, rappresenta secondo il direttore generale della Soprintendenza, Massimo Osanna, «una grande occasione per far conoscere una parte importante della storia della città antica di Pompei, dei suoi usi e costumi, in una terra geograficamente e culturalmente diversa dalla nostra. Pompei - prosegue Osanna -, per cultura e tradizione, appartiene al mondo occidentale, ma è storia e patrimonio dell’umanità, nei suoi aspetti drammatici che hanno visto la tragedia di uomini e donne travolti dalla furia dell’eruzione del Vesuvio e nei suoi aspetti storico-scientifici che ci hanno consentito di ricostruire una parte considerevole delle vicende del mondo romano e - conclude - della vita quotidiana dell’epoca».
twitter: @MarioCardone2
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