Pompei invasa dai pellegrini che hanno partecipato alla recita della Supplica in una splendida giornata di primavera. Il Cardinale Gianfranco Ravasi, che ha presieduto l’evento religioso della città mariana, ha esortato, nella sua omelia, a guardare verso l’Alto per ritrovare la speranza, e verso il basso per condividere la sofferenza umana.
E’ stata una replica di quella che il Beato Bartolo Longo ha definito “l’Ora del mondo”, caduta quest’anno nella stessa giornata in cui la Chiesa universale celebra l’Ascensione di Gesù al cielo.
Pompei ha invocato ancora una volta la “Sovrana del Cielo e della Terra”, chiedendole di rivolgere il suo “sguardo pietoso” su ogni uomo, sulle “famiglie, sull’Italia, sull’Europa, sul mondo”.
«La parola che vorrei lasciarvi e che voi cercate, qui a Pompei, è la parola "speranza" - ha detto Ravasi -. Un poeta francese diceva che la speranza ci conduce, prende per mano la fede e la carità e fa andare avanti, oltre le fatiche della vita. A Pompei i pellegrini vengono per sentirsi dire quella parola cara anche a San Giovanni Paolo II: “non abbiate paura”, “non temete”. Pensate, nella Bibbia, questa parola risuona 365 volte come il buongiorno che Dio vi rivolge ogni mattina, anche quando è tenebrosa».
Ravasi si è poi riferito alle strade insanguinate della Siria, della città di Aleppo in particolare, che spiega di conoscere bene. «Tante volte, anche nella nostra terra il sangue è lasciato dalla violenza - ha detto -. Pensiamo in quante case, anche in questo momento, c’è per esempio la solitudine assoluta. O ci sono genitori che vivono nel terrore per i figli che hanno imboccato delle strade di perdizione, travolti dalla droga, dalla violenza, dalla disperazione o anche dall’impossibilità di trovare lavoro. Ecco perché l’invito del cristianesimo è un invito alla carne. Il Verbo si è fatto carne».
Ha ricordato una frase del magistrato vittima della mafia, Rosario Livatino, di cui è in corso la causa di beatificazione: «Non basta essere credenti, bisogna essere anche credibili».
L’Arcivescovo di Pompei, monsignor Tommaso Caputo, ha a sua volta ricordato che «accanto al tempio della fede, il Beato Bartolo Longo volle realizzare anche il tempio della carità, quel complesso di opere sociali che, come una corona di rose, circondano il trono della Vergine».
La Messa è stata concelebrata dall’Arcivescovo monsignor Luigi Travaglino, Nunzio Apostolico emerito, e dall’Arcivescovo emerito di Aversa, monsignor Mario Milano. Tra le autorità presenti, il sindaco di Pompei, Ferdinando Uliano, l’Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Daniele Mancini, il Presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone.
twitter: @MarioCardone2
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