«In merito alla vicenda che vede coinvolto un sacerdote del clero pompeiano, da tempo in servizio presso un'altra struttura ecclesiastica, al centro di una delicata inchiesta della Procura della Repubblica di Massa Carrara, la Curia di Pompei esprime l'auspicio che l'operato della magistratura, nella quale si ripone piena fiducia, porti ad un rapido accertamento della verità che sta a cuore a tutti. In ogni caso, allo scopo di rendere più liberi gli accertamenti della magistratura, l’Arcivescovo di Pompei ha invitato il sacerdote, che ha lasciato Pompei da circa un anno, ad astenersi dall'esercitare pubblicamente il ministero sacerdotale».
Secca ed opportuna la comunicazione ufficiale della Direzione della Chiesa di Pompei riguardo ad un prete che ha operato per circa un ventennio (anche con posizioni di responsabilità) nel Santuario mariano. Il soggetto è ora indagato per calunnia continuata e aggravata da stalking, per presunti reati compiuti durante l’attività di cappellano militare presso la cittadella dell’Aeronautica Militare di Pisa. Incarico che ricopre dal 9 giugno dello scorso anno.
«Promuovere per rimuovere». E’ stata la considerazione sul trasferimento che all’epoca ha accomunato molti pompeiani, considerato che negli anni di permanenza nel centro mariano il soggetto non ha raccolto molte simpatie. Non è un caso che l’inchiesta della Procura della Repubblica di Massa Carrara si estende anche a Pompei, se è vero che sono stati sequestrati dai carabinieri (presso gli uffici del Santuario) i computer su cui il soggetto indagato ha operato.
Il sacerdote svolgeva l’incarico di cappellano presso la 46esima Brigata Aerea. Inchiodato da una denuncia e da una perquisizione il prete ha tradito, secondo l’opinione comune, l’immensa eredità morale del suo predecessore, don Tiziano Sterli.
Il prete ora è stato sollevato dal suo ruolo. Prima allontanato dall'Ordinario Militare d'Italia, monsignor Santo Marcianò, a seguito di pesanti denunce da parte del comandante della 46esima Brigata Aerea, generale Achille Cazzaniga.
E' stato sottoposto ad inchiesta per calunnia continuata e aggravata e stolking, reati che sarebbero scaturiti da documentate denunce originate da richieste rifiutate di prestazioni sessuali. L’indagine avrebbe avuto un’appendice a Pompei con il sequestro di computer su cui il prete indagato operava. Sono state trovate sue foto sui social nelle quali era ripreso accanto a Papi insieme a suoi richiami all'amore “vero”.
«L'amore è tra innamorati veri – scriveva sui social network –, tra mamma e figlio, tra sorrisi e sguardi, l'amore è la famiglia».
Attualmente l’ex cappellano ha già lasciato Pisa. E’ tornato al suo paese d'origine in provincia di Potenza, dove attende il corso della giustizia che non dovrebbe essere troppo benevola nei sui confronti sulla base dei “pesanti” esiti probatori emersi della perquisizione domiciliare che i carabinieri hanno eseguito nell'alloggio del cappellano militare proveniente da Pompei.
Presso il suo domicilio sono state trovate numerose buste bianche, già affrancate, del tipo di quelle utilizzate per le lettere calunniose indirizzate al militare sotto tiro. Sono state portate via e messe sotto sequestro una sveglia, al cui interno era stata nascosta una videocamera, una penna dotata di un dispositivo capace di registrare conversazioni audio, un lampeggiante per auto, di quelli con calamita, e alcune pergamene con la denominazione “Patriarca Latinus Hierosolymitanus”.
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