Si allarga la maggioranza di governo a Pompei ma s’inasprisce il tono del dibattito interno. A ricorrere spesso è sempre la parola “traditore” nell’indicazione di alcuni amministratori (vecchi e nuovi) per aver tradito non solo il mandato elettorale ma anche il vincolo di solidarietà con il ceto politico alleato.
E’ questo lo spettacolo (per la verità non edificante anche se i pompeiani sono abituati, purtroppo, a ben altro) che ha dato ai cittadini l’Assise comunale in cui si è avuta (insieme all’ingresso di Giuseppe Del Regno al posto di Andreina Esposito) la proclamazione di un gruppo consiliare (formato dallo stesso Del Regno e da Stefano De Martino) sotto la sigla ALA (Alleanza Liberale e Autonomia).
Le parole sono pietre. Alcuni politici sono indifferenti al “trauma” cagionato dal lancio di parole (appunto pietre) pesanti da parte degli avversari. Altri mantengono un comportamento coerente con i principi dichiarati in campagna elettorale per cui non ci stanno e minacciano querela senza riserva se nei loro confronti vengono utilizzate “etichette” che sono merce comune sul mercato politico di Pompei.
E’ il caso della consigliera comunale di minoranza Maria Padulosi (che si candidò alla poltrona di sindaco di Pompei contro Uliano) che ha aperto il Consiglio comunale minacciando appunto di voler ricorrere in giudizio contro chi avrebbe ripetuto pubblicamente frasi ingiuriose sulla sua persona, che invece ha diffuso nell’anonimato della politica di marciapiedi.
«Padulosi non si è venduta, se qualcuno si permetterà d’insinuare una cosa del genere lo querelerò per diffamazione». Ha gridato in aula la combattiva vice presidente del Consiglio comunale, facendo presente di essere stata offesa in primis come donna perché l’essere “venduti”, che già è termine infamante in politica anche se troppo spesso ricorrente, per una donna assume un significato ambiguo di natura maschilista.
«Non vorrei essere neanche un attimo nei panni del sindaco di Pompei con un Consiglio comunale del genere». E’ la considerazione del collega Franco Gallo (anzi due volte collega di Padulosi perché in opposizione ed ex candidato, come lei, alla poltrona "vinta" da Uliano).
La conclusione è che tra congiure e tradimenti a Pompei si vede una brutta politica che tra l’altro, come ha ammesso lo stesso consigliere di maggioranza Alfonso Conforti, non ha portato finora a lusinghieri risultati.
Inoltre manca l’educazione nei confronti delle donne in politica. Le poche che la praticano sono costrette a difendere a denti stretti la loro dignità personale dove prevalgono preconcetti, opinioni e considerazioni di infimo profilo.
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