«Sono anche io figlio di carcerato ma devo ringraziare i miei genitori che mi hanno fatto studiare».
E’ la confessione coraggiosa che è arrivata a sorpresa nel corso del convegno di lunedì scorso durante il dibattito sul libro di Don Giuseppe Esposito intitolato "Bartolo Longo, carità e educazione".
Il parroco del Santissimo Salvatore, visibilmente emozionato dal traguardo di alto profilo che ha conseguito coniugando l’esercizio di guida spirituale della comunità parrocchiale e lo studio della personalità di Bartolo Longo, ha probabilmente avuto una spinta interiore irresistibile che lo ha portato a testimoniare il senso del legame che dal suo arrivo a Pompei (è originario di Afragola) lo ha unito al Beato.
Nella storia del Mezzogiorno d’Italia Bartolo Longo occupa un posto di prim’ordine per le iniziative di carità e di educazione dei figli dei carcerati. Longo, da professionista forense, si convertì ad iniziative sociali sposate alla devozione profonda alla Madonna del Rosario.
Attività, la sua, finanziata dagli oboli dei fedeli alla Vergine. Ora il fondatore di Pompei si appresta, secondo l’opinione di molti, ad essere canonizzato Santo. Esempio di un imprenditore laico della chiesa cattolica che ha saputo costruire un centro di culto mariano rinomato in tutto il mondo.
Il dibattito sul libro scritto da Don Giuseppe Esposito ha portato gli illustri relatori, Don Franco Galiano ed i docenti universitari Ulderico Parente e Lino Prenna, insieme all’Arcivescovo Tommaso Caputo a concludere con Don Pietro Caggiano (ex amministratore del Santuario), a convenire sul fatto che non bisogna fare un mosaico della personalità di Don Bartolo sulla base dell’influenza che lle frequentazioni che ha avuto nel corso della sua esistenza hanno esercitato sulla sua personalità.
Si deve piuttosto comprendere fino in fondo la sostanza profonda della sua singolare personalità, che insieme all’originalità delle iniziative ha avuto il dono della Santità che tutti, a Pompei, a partire dal suo Vescovo, si augurano venga presto proclamata.
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