La contaminazione della cultura dell'antica Grecia che si evince dai reperti archeologici di Pompei, ha avuto un forte consenso a Milano in occasione dell’Expo. Ora il progetto è stato riproposto nel Museo Archeologico di Napoli e negli Scavi di Pompei.
E’ stato rimodulato nel contesto autentico ed impreziosito con nuovi reperti. Non solo affreschi, oggetti preziosi, terrecotte, statue ma anche una ricca varietà di erbe, semi e cibi carbonizzati che erano custoditi nel laboratorio di ricerca della Soprintendenza di Pompei che Massimo Osanna promette “diventerà un museo”.
Parliamo di oggetti che raccontano nei dettagli la cultura greco-romana. A Pompei c’è di più nella percezione architettonica degli spazi verdi degli esterni delle domus, pensate per la vita all’aria aperta tra il profumo dei fiori, il cinguettio degli uccelli e i suoni delle fontane e delle cascatelle artificiali.
Una natura addomesticata per l’otium, che mette al centro l’uomo con le sue paure e le sue speranze. Da qui il mito che disegna un destino eroico del genere umano nel meraviglioso contesto che lo circonda.
«L’aspetto dei giardini che questa Soprintendenza vuole offrire ai visitatori con i recenti restauri e la conseguente riapertura al pubblico, è un’interpretazione dei luoghi per come essi dovevano essere all’epoca della loro realizzazione». Ha dichiarato il soprintendete Osanna. Al suo fianco il generale Curatoli (che raccoglie la positiva eredità di Nistri). Il Grande Progetto sta facendo rivivere Pompei alla grande, dimostrando che la vera arte dei Romani consiste nell’arredo degli esterni delle ville, luoghi di convivio, dove i giochi d’acqua disegnano, con il verde delle piante, i profili delle sculture e i colori brillanti degli affreschi, itinerari di visite nelle cinque domus restaurate che rappresentano un preambolo imperdibile per i visitatori, prima della mostra, vero e proprio evento culturale allestito nella piramide progettata dall’architetto Venezia sita nell’Anfiteatro di Pompei.
Praedia di Iulia Felix e le case di Loreio Tiburtino, della Venere in Conchiglia, del Frutteto e di Marco Lucrezio su Via Stabiana sono state riaperte grazie ai fondi del GPP. Ad esse conviene aggiungere (perché rientra a pieno titolo nel tema) la Casa degli Amorini Dorati. Natura viva nei giardini lussureggianti delle ville private; natura morta sotto la Piramide dell’Anfiteatro. Parliamo di ambiente, scienze ed arte che si fondono armonicamente in un capitolo fondamentale della cultura occidentale.
In particolare il genere della natura morta ellenistico-romano, con la rappresentazione di frutta, oggetti e animali, forma un motivo costante della pittura occidentale.
Il paesaggio nel giardino incantato, il valore della natura nei suoi cicli legati ai tempi di produzione agricola in cui auspica la tutela degli dei.
«La mostra è l’occasione di valorizzare tanti reperti importanti che giacevano nei magazzini». Ha dichiarato Paolo Giulierini, direttore del Museo di Napoli. Così deve essere in futuro l’attività di valorizzazione dei siti culturali: richiamare i visitatori e farli ritornare a casa più ricchi di prima.