Un sopralluogo senza preavviso di tre vigili urbani, accompagnati da un tecnico comunale, nello studio professionale (di avvocato civilista) della vice presidente del Consiglio comunale di Pompei, Maria Padulosi, è stato commentato dalla medesima su Facebook. Nello specifico la ”visita” è stata motivata dalle verifiche della destinazione dell’immobile, locato dalla professionista da oltre vent’anni, oltre che dell'assenza di ogni minima forma di attività edile, eventualmente abusiva dell’appartamento.
La consigliera comunale d’opposizione ha in locazione un appartamento del centro che utilizza come studio professionale dal 1995. Lo ha aperto con cortesia alla “visita” inattesa nella quale, senza nulla eccepire sulla serietà professionale dei quattro funzionari comunali, si è creato un clima imbarazzante per il semplice motivo che gli accertamenti amministrativi, evidentemente necessari per accertare la reale destinazione dell’immobile, hanno avuto luogo nel corso dell’attività professionale dello studio.
Gli accertamenti che hanno motivato il sopralluogo riguardano il proprietario della casa mentre è toccato alla professionista (e politica) pompeiana subire i disagi di una “visita” che avrebbe potuto essere annunciata preventivamente considerato che s’interveniva in uno studio di avvocato e non su un cantiere edile.
Spiegabile, a questo punto, il rammarico della Padulosi. «Mi chiedo quanti sono a Pompei gli studi di avvocati, commercialisti. ingegneri e architetti e quanti di essi hanno subìto ispezioni come quella che è toccata a me». L’avvocato Padulosi, dal momento che ricopre anche un incarico pubblico, ha ritenuto giusto postare sul web qualche sua considerazione sulla vicenda.«“Non vi nascondo alcuno scheletro». Pare abbia assicurato agli accertatori comunali, aprendo le porte del suo studio per verifiche che riguardano il proprietario dell’immobile che avrebbe dichiarato all’epoca dell’iscrizione del fabbricato (1960) la destinazione residenziale e non quella di studio professionale, come previsto da una norma recente. Alla fine chi di dovere sarà presumibilmente chiamato a regolarizzare la sua posizione. Questione che non riguarda, a quanto pare, l’inquilina Maria Padulosi «avvocato e, per avventura, anche consigliere comunale» che, però, si è trovata a ”subire” durante l’orario di studio «uno spiegamento di forze» superiore a quello normalmente impegnato per mantenere l’ordine pubblico fuori gli Scavi di Pompei.
Francamente l’impegno di tre vigili in divisa ed un tecnico “armato” di macchina fotografica per un’operazione tipo accertamento della destinazione d’uso di uno studio professionale è apparso ridondante.
La stessa Padulosi si è anche lamentata di aver dovuto sospendere (a causa della verifica) un colloquio professionale con due clienti in un contesto che adombra violazione della privacy. «Resta l’amara considerazione che chi si è preso la briga di fare l’esposto e di insistere anche presso la Polizia di Stato non intendeva colpire il proprietario ma la ignara e incolpevole professionista consigliera, sperando di coglierla in posizione illegale. Ma si sbagliava… e di grosso». Conclude nel suo post la professionista pompeiana.