La portata degli interventi al cosiddetto tavolo tecnico sul piano hub del Comune di Pompei (del 2 febbraio scorso) è contrastante (come era prevedibile) come la sostanza del comunicato stampa del sindaco Uliano, dove erano diffuse sue considerazioni “paternalistiche” che non incontrano alcun fondamento nella cronaca dei diversi interventi se non il fatto che i “protagonisti” sono stati invitati a portare osservazioni scritte sul piano hub.
In primis è da sottolineare che la stessa presenza al tavolo di soggetti portatori di interessi privati priva le conclusioni del tavolo di ogni “oggettività”. Basta dare una scorsa veloce al verbale della riunione per apprendere che molti “attori” sono stati condizionati dai loro personali interessi, tutt’al più di quelli degli associati di cui non si conosce il numero. Resta inoltre da stigmatizzare (come ha fatto il deputato Luigi Gallo del M5S) l’assoluta mancanza di coinvolgimento della società civile nel concepimento del piano.
Il dibattito sull’hub arriva in ritardo e permangono lati oscuri. Il tavolo tecnico al Comune ha messo in luce contrastanti punti di vista, come è nell’ordine delle cose. Ma una contrastante opinione sul progetto è presente anche all’interno delle associazioni. E’ il caso degli albergatori (Adap) dal momento che un loro rappresentante era nettamente contrario al piano hub mentre l’altro era favorevole, anche se con qualche riserva.
«Tutta una serie di osservazioni sul progetto di hub ferroviario per la buffer zone di Pompei sono la conseguenza di un momento emotivo - ha dichiarato il dirigente tecnico Michele Fiorenza (che meglio di tutti, al Comune di Pompei, ha interpretato il senso di confusione e di disagio che ha investito il sindaco Uliano e la sua maggioranza, per quasi tre mesi, dopo la partecipazione alla famosa riunione romana del comitato di gestione del 21 settembre 2015) -. L’Amministrazione si è trovata dinanzi ad un progetto che era in uno stato abbastanza avanzato - ha proseguito il tecnico -. La reazione fondamentale è stata, sulla base delle emozioni, che l’interscambio escluderebbe il centro della città». Ha spiegato Fiorenza, ammettendo che il progetto del Governo è di tutto rispetto per quanto riguarda l’entità della spesa programmata e la sua importanza strategica. «Un piccolo Comune (Pompei, ndr) ha, in ogni caso, il diritto di valutare la proposta. La prima preoccupazione è stata che con l’hub si potesse escludere il cuore di Pompei dai maggiori flussi turistici. In considerazione di questo problema, l’Amministrazione si sta impegnando a proporre delle alternative». Scettico Alessandro Di Paolo (Ascom). «Penso di debba innanzitutto capire qual è l’obiettivo dell’hub, così facendo possiamo presentare nostre proposte adeguate». Ha commentato Di Paolo, mentre Roberto Sbrizzi (Apabb) ha proposto: «Perché non migliorare le stazioni già esistenti? Che fine faranno le stazioni presenti sul territorio?».
«Ritengo che la città nuova di Pompei debba essere considerata paesaggio culturale». Irrompe Virginia La Mura, che ha chiesto la parola come cittadina pur contestando lo sbarramento politico alla cittadinanza attiva di Pompei. Scagliarini (Confesercenti) è tra i (pochi) favorevoli che intendono contribuire con proposte concrete. Il Santuario di Pompei, presente con Monsignor Caggiano, ha auspicato un’opportunità anche per il centro moderno. «Un solo progetto non sarebbe sufficiente per la città di Pompei a rispondere a quelle che sono le necessità di accogliere milioni di persone e soprattutto dare la possibilità alle persone di fermarsi - spiega l’emissario dell’Arcivescovo Caputo -. E’ bene che il flusso aumenti ma dovrebbe anche sostare nel rispetto di Pompei come Città Sacra, non solo per la presenza del Santuario ma perché ci sono state (nella tragedia storica, ndr) 15-20 mila persone che sono morte a suo tempo e che vanno rispettate».
La proposta del Santuario è praticamente sempre la stessa. «Mettere a disposizione (cioè vendere o fittare, ndr) l’edificio del Sacro Cuore (l'ex ospizio femminile, ndr)». Monsignor Caggiano ha già una proposta operativa: all’ultimo piano il centro culturale, due piani destinati al settore archeologico con il racconto della storia di Pompei (antica e moderna). Altro piano destinato a mostre, eventi e rassegne e uno spazio per il merchandising di alta qualità. L'ultimo piano, il seminterrato, potrebbe ospitare una scuola di restauro e manutenzione di edifici storici. Per l’Unità Grande Pompei l’architetto Granatiero ammonisce: «Tutto quello che è stato fatto dopo il piano di concertazione è confluito naturalmente nel lavoro che si sta facendo per il piano strategico, che si chiama piano strategico non a caso, perché deve offrire delle strategie».
La conseguenza per l’Unità Grande Pompei (e quindi per il Governo), dopo aver fatto il possibile per stringere con i Comuni una serie di accordi attraverso i tavoli tecnici, è di essere un po’ più lungimiranti. Per questo motivo «una proposta come l’hub ci stravolge, in quanto rappresenta un’idea più ampia». Gli architetti Berritto e Savarese (associazione professionale locale) con un intervento articolato hanno fatto presente che un piano strategico ferroviario della portata di quello presentato dal Governo dovrebbe essere inquadrato nel nuovo progetto di Puc che il Comune di Pompei non ha ancora elaborato.