Francamente deludono le modalità con cui l’Amministrazione comunale di Pompei ha creduto opportuno replicare all’istanza di Don Luigi Merola in merito alla cancellazione della voce di bilancio relativa al finanziamento alla fondazione “A voce d’e creature” Onlus per il progetto “studiare per crescere”, che punta a migliorare il livello di scolarizzazione in un’area fortemente degradata di Pompei, ancora in parte sotto il controllo della criminalità organizzata.
Il fatto che la scuola di Pontenuovo per ragazzi fino a 17 anni, che prima riceveva 10 mila euro l’anno dal Comune, sia rimasta attualmente senza finanziamento, si spiega, secondo il sindaco Uliano, con i tagli ai trasferimenti statali delle risorse economiche ai Comuni, e sulla base degli indirizzi regionali di spesa che impongono ai medesimi Enti di devolvere i soldi esclusivamente per gli interventi a favore dei minori (non vi rientrano anche le spese per l’istruzione?).
Soprattutto è la spending review connessa alla necessità di recuperare i buchi di bilancio, creati da una finanza (precedente) dissennata, che obbligano Uliano e compagni a negare il finanziamento alla meritevole iniziativa di Don Merola. E’ altrettanto vero che la provocazione del parroco di Forcella ha un suo fondamento: «Avrebbe potuto tagliare le sue spese di staff», ha dichiarato il sacerdote, riferendosi a Uliano. Soprattutto quello che delude è il modo di rispondere che non è nello stile (tutto sommato aperto) del sindaco boy scout. E’ mai possibile che Uliano non aveva cinque minuti di tempo disponibili da dedicare (magari con una telefonata amichevole) al protettore degli scugnizzi napoletani e pompeiani? Era proprio il caso di limitare l’intervento ad una lettera formale con invito a Palazzo de Fusco, dopo che il creatore della fondazione “A voce d’e creature” ha più volte chiesto di poter essere almeno cortesemente sentito dalle autorità amministrative?
Appare infine risibile la promessa di rivedere per l’anno 2016 la possibilità di migliorare la qualità ricettiva dell’immobile sequestrato alla camorra, trasformato in luogo d’istruzione e formazione morale e psicologica per i ragazzi di Pontenuovo. Fa pensare (la vicenda) a quel film di Totò in cui il maggiordomo riferiva al conte che il cavallo doveva mangiare. Lui allora rispondeva “fatelo bere”!.