Nasce dall’iniziativa di un comitato di residenti della II traversa di via Lepanto, il fulcro di un movimento cittadino che potrebbe far parlare molto di sè espandendosi a macchia d’olio. Molte strade sarebbero rimaste private anche se trattate dal Comune come pubbliche, relativamente ai servizi comunali (luce elettrica, fogne, ecc.) e l’asservimento dello spazio agli interessi di transito veicolare, pedonale e di parcheggio di tutti i pompeiani.
Alla fine i residenti del comitato II traversa via Lepanto non ci stanno a restare nel “limbo” dello stradario comunale (né strada pubblica né privata).
«Prendete una decisione definitiva e conseguente sullo status giuridico della nostra strada - hanno fatto sapere i sottoscrittori di un esposto -, perché se essa è privata metteremo una barra con il portiere al suo ingresso, trasformando in parco tutto lo spazio ex comunale».
La paradossale condizione di questi residenti di "serie B" difesi dal comitato e privati dei diritti comunali che godono la maggioranza (si spera) dei pompeiani, è stata scoperta nel corso di una vertenza giudiziaria pdi un privato cittadino incorsa relativamente alla fissazione dei confini per la costruzione di un nuovo immobile.
La classificazione delle strade di Pompei (in private e comunali) conferma il generale caos esistente in campo urbanistico, nonostante sia stata conclusa la fase cognitiva sull’assetto del territorio, preliminare alle linee strategiche del Puc, ancora tutto da definire.
Un primo “strappo” al velo di silenzio generale sul disordine urbanistico è connesso alle recenti verifiche sulla regolarità degli impianti di energia elettrica.
Nell’occasione è stato scoperto l’abusivismo di molti impianti perché i pali della luce erano stati installati (magari da operai del Comune, ed in alcuni casi con regolari delibere) su strade private. Alla fine risulta che a Pompei sono più i residenti che sguazzano nel disordine urbanistico (mentre altri ci lucrano) che la popolazione (purtroppo una minoranza) che osserva le regole.
Attenzione, poi, ai cosiddetti paladini della legalità urbanistica (come nel caso di un centro commerciale) perché tra essi si celano furbetti di ogni sorte che cercano il disordine (“perché a loro sì e a noi no?”) per meglio curare i loro interessi a scapito del pubblico: la ristretta cerchia degli ingenui incurabili, illusi, resta convinta che basti il buon esempio per cambiare le cose, mentre la maggioranza sguazza nel mare magnum degli abusivismi di ogni genere sul territorio pompeiano, dove l’agire contra legem è la regola.
Comportamento (quello descritto) sostenuto ed avallato da una classe burocratica incapace e, sembrerebbe, in alcuni casi, anche corrotta (ci sono i procedimenti giudiziari in corso che confermano l’assunto, come il caso Fonte Salutare), mentre il ceto dei professionisti del settore predica bene ma è succube di interessi privati che vanno contro il bene pubblico.