Oramai è certo. Quelli di Pompei sono morti che parlano. Bisogna solo avere il dono del saper “ascoltare” per condividere il patrimonio culturale immenso che ci tramanda da millenni l'antica città, fatto di conoscenza sugli stili di vita, le forme di alimentazione, i rapporti tra le classi sociali e la cartella clinica sui soggetti che (una volta rinvenute le urna cinerarie) sono stati rinvenuti da prestigiosi istituzioni accademiche inglesi e spagnole.
«E’ un momento particolarmente importante per Pompei - ha dichiarato il soprintendente archeologo Massimo Osanna -, perché sta vivendo un grande fermento per le attività di restauro del Grande Progetto, ma anche per le scoperte che stanno emergendo dalle numerose campagne di scavo».
Difatti le ricerche allargate a varie discipline scientifiche (archeologia, antropologia, geologia, ecc.) sono accompagnate (nel corso degli scavi) da interventi di primo restauro per non pregiudicare le prospettive di “salvare” i reperti.
Il caso specifico si è presentato per la tomba di Obellius Firmus di cui è stata ridefinita l’operazione di scavo con il sorprendente ritrovamento di una seconda urna cineraria. Il mistero è a questo punto sapere chi fosse il secondo personaggio, di circa sessant’anni, seppellito in un secondo momento nella tomba dell’illustre edile (praticamente un dirigente dell’ufficio tecnico dei nostri giorni, giusto per intendere natura e provenienza della sua ricchezza, tanto che gli fu perfino offerta la cerimonia funebre da qualche titolare di opera abusiva).
Le indagini di ricerca scientifica nella Necropoli di Porta Nola dimostrano che a Pompei non si promuove solo la conservazione dell’area archeologica ma anche lo studio e la ricerca mediante collaborazioni interdisciplinari e internazionali che coinvolgono Università e Istituzioni di più Paesi, e risultano utili a tutti per l’informazione, l’esperienza sul campo e la ricchezza di risultati che comportano.
I risultati straordinari dell’indagine scientifica stanno arrivando e continueranno ad arrivare dalle campagne di studio che si stanno conducendo anche alla Necropoli di Porta Nocera, dove sono all’opera i francesi dell’Università di Lille e Ecole francaise de Rome per le attività di scavo, ed i tedeschi del “Pompeii Sustainable Project" con un progetto di conoscenza e conservazione.
Alla fine, il tema della tragedia e della morte a Pompei è sempre all’ordine del giorno sia per quanto riguarda i progetti di ricerca che nelle iniziative di valorizzazione come nel caso della mostra “Pompei e l’Europa. Rapiti alla morte” (sezione dei calchi) dedicata alle vittime dell’eruzione del 79 d.C..
Nel caso specifico delle necropoli indagate, l’obbiettivo degli studi è quello di approfondire la conoscenza antropologica della popolazione di Pompei, sia per gli aspetti fisici che per gli stili di vita.