I coristi del ''Pompei Festival 2015' denunciano l'atteggiameto scorretto, a loro dire, della Fondazione Carnovale. Il sodalizio è protagonista della stagione lirica 2015 nel teatro Grande degli Scavi di Pompei, che si avvale del nome del maestro Alberto Veronesi, direttore artistico dell’evento.
«Hanno sfruttato l’immagine prestigiosa di Pompei per pubblicizzare l'opera in tre atti ''L'ultimo giorno di Pompei'', programmata il 27 maggio nell’arena spettacolare del Teatro Grande di Pompei, rinviata a causa di un nubifragio ma non hanno rispettato gli impegni economici nei confronti dei coristi», una cui rappresentanza, in conferenza stampa, ha questa mattina, 20 luglio, minacciato di rivolgersi all’Ispettorato del Lavoro se non riceveranno (tutti gli artisti senza distinzione) fino all’ultimo euro di arretrato.
Stamattina la conferenza stampa dei giovani artisti del territorio, che avevano coltivato la speranza di esibirsi sul palco di Pompei sotto la direzione del maestro Alberto Veronesi che li ha personalmente selezionati. I coristi Sergio Iennaco, Chiara Albano e Carmine Mennella, a nome di tutto il coro, hanno spiegato che «a dicembre scorso il Festival fu presentato dal ministro Franceschini e affidato alla fondazione Carnovale di Palermo, con la direzione artistica del maestro Alberto Veronesi. Seguì un regolare iter per la selezione del coro e dell'orchestra alla presenza del maestro Veronesi il 9 e 10 maggio. Sono stati dichiarati idonei 22 artisti per il coro e 44 professori d'orchestra per essere scritturati per il Festival, di cui l'inaugurazione del 27 maggio con 'L'ultimo giorno di Pompei' di Pacini». La "prima" poi saltò a causa di un nubifragio. «Protestiamo per incassare le nostre spettanze - dichiarano i coristi - invece siamo stati trattati come artisti di serie B (diversamente dai colleghi del san Carlo)». Hanno dichiarato i tre giovani alla stampa. Ora si attende l’apertura della stagione lirica con la Tosca, prevista per il 9 agosto.
La preoccupazione è che al posto dei giovani maestri italiani (orchestrali e coristi) possa essere ingaggiata un’orchestra bulgara (c’è già un precedente in Sicilia). «State certi che se si verificherà una mortificazione del genere faremo emergere tutto il peso della nostra protesta».
I sessantasei artisti italiani si sono dichiarati pronti a qualsiasi prova (anche l’occupazione simbolica del Teatro) pur di non lasciar passare l’odiosa provocazione che, a causa della notorietà di Pompei, si diffonderebbe a livello globale. Resta da ricordare che la fondazione Carnovale (direttore d’orchestra incluso) non ha fortuna a Pompei. Ricordiamo la protesta di decine di giovani studenti pompeiani (e del sindaco Uliano) perché all’ultimo momento furono lasciati fuori senza poter assistere alla Boheme.