La scadenza politica più importante del prossimo autunno, a Pompei, è indubbiamente il congresso cittadino straordinario del Partito Democratico. Evento che dovrebbe far superare l’attuale fase di immobilismo, determinato dal commissariamento, dando al partito della sinistra italiana un governo locale proprio, anche se a Napoli la voce che corre è che da Pompei, nel Partito Democratico, sono arrivati nel capoluogo sempre più numerosi i problemi derivanti dalle divisioni interne, e sempre meno voti delle tornate elettorali regionali e nazionali.
Le fazioni politiche interne al Pd, a livello pompeiano, intravedono la possibilità di una rivincita rispetto ai risultati deludenti sul piano amministrativo. Le divisioni più forti hanno portato in passato allo scioglimento del consiglio comunale, mentre il ceto dirigente provinciale si è scandalizzato nel vedere la bandiera del Partito Democratico avvicinata nei manifesti al drappo di Forza Italia. Né è valso a spiegare che un comportamento similare l’aveva tenuto anche la fazione opposta, considerato che, a Pompei, l’unica cosa che conta è vincere con qualsiasi alleato.
A questo punto, mentre la distinzione sotto la stessa bandiera politica nasconde l’ambizione di prevalenza, si arriva a toccare il paradosso quando la stessa maggioranza amministrativa ha una componente che rema contro. Solo una gestione commissariale può fare chiarezza e sarebbe inopportuno successivamente ripetere gli stessi errori nel tentativo di ridare un governo locale al Partito. In altre parole, dovrebbe essere, sulla base degli errori registrati, preliminare alla costruzione democratica di un organismo di governo locale la chiarezza rispetto all’assetto di governo di Pompei, perché sarebbe inammissibile che un sindaco con tessera del Partito Democratico, quale è Uliano, trovasse col fucile puntato uomini schierati sotto la sua stessa bandiera, in quanto avversari accaniti della sua amministrazione. Ecco perché ogni mozione di governo del Partito Democratico a livello pompeiano deve scontare una fase preliminare sull’accettazione o meno dell’assetto politico di Pompei. In sostanza, anche all’interno di una logica di maggioranza e minoranza rispetto al governo del partito, tutti gli iscritti, prima del congresso, dovranno scegliere se il Partito Democratico deve appoggiare o contrastare unitariamente la formula di governo della città premiata dalle recenti elezioni amministrative, in una logica di coalizione che è nata a prescindere dagli schieramenti. Ora però non si può costituire un direttivo cittadino a Pompei senza che tutto il partito si schieri a favore o contro il sindaco consigliere metropolitano.
Una scelta del genere deve avvenire sulla base dei contenuti. In parole povere, il programma amministrativo di Uliano risponde alla logica di governo del Partito Democratico o prevalgono altre scelte? Le chiacchiere degli ultimi giorni servono solo a confondere gli animi rispetto all’esigenza ineludibile di far prevalere la coerenza nelle scelte di partito. Per cui, anche se è vero che sono finite le ideologie, è altrettanto vero che non possono esserci uomini buoni per tutte le stagioni, con un piede nelle ammucchiate di potere e l’altro in forme organizzate di consenso dove vale la regola principale della solidarietà tra alleati politici. Non si può essere alleati a livello regionale e nemici sul prprio territorio. Si impone una scelta di fondo. Ne deve tener conto, a monte del congresso straordinario, il futuro assetto del Partito Democratico.