«A Pompei si potrebbe organizzare un festival dell’Illegalità». E’ una delle considerazioni ironiche sulla città che ha lasciato recentemente in eredità il dottor Diego Marmo, prima di rendere pubbliche sul web le ragioni delle sue dimissioni dalla presidenza dell’Osservatorio della Legalità del comune di Pompei. Marmo lascia senza la soddisfazione di essere informato sul numero dei testi librari della biblioteca comunale né sul numero degli abusivismi edilizi della stessa città. Il suo abbandono arriva in coincidenza con la diffusione (probabilmente organizzata ad arte) di notizie di abusivismo riferibili a personaggi del ceto politico dirigente di Pompei. E’ stato raggiunto il punto più basso della vita civile nella città mariana? L'argomento è stato affrontato più volte ma è stato scoperto il giorno dopo che è possibile scendere un gradino più in basso. Per tornare alla lettera aperta di Marmo, ci preme ricordare, in primis, la pessima accoglienza che l’ex pubblico ministero ha ricevuto dopo il conferimento dell’incarico. «Ipotizzare che la mia designazione può aver disturbato chi aveva interesse a che nulla si modificasse». E’ una riflessione legittima dell'ex magistrato a conclusione del suo impegno civile nella Pompei moderna, che ha ereditato da quella antica tutti i difetti (come prostituzione, lussuria e corruzione) ma non i pregi, perché “arte cultura e religione” sono rimaste sepolte tra le rovine ancora da scavare. E’ sintomatico, poi, il rapporto che il presidente Marmo ha avuto con l’amministrazione locale. Lui medesimo riferisce l’episodio relativo all’organizzazione dell’evento che ha visto protagonista Giovanni Impastato, fratello di Peppino, ucciso dalla mafia, con la sua testimonianza, e che ha dibattuto con i pochi pompeiani presenti l’importanza d’intraprendere un percorso di legalità. «Nella circostanza di contatto con l’Amministrazione di Pompei -racconta Marmo - evidenziai, come ero solito fare, con garbata ironia, che molte regole non venivano rispettate. La risposta fu - prosegue il presidente - non solo il taglio delle risorse - i manifesti li ordinai e li pagai di tasca mia - ma anche l’assenza totale di collaborazione nell’organizzazione dell’evento». Conclusione: fu anche lui sottoposto al “metodo Sica” da un sindaco che, come lo stesso Marmo riferisce, ha cambiato, in un anno, ben otto assessori. Il solo Orsineri invece è stato promosso a vicesindaco. Ora per i pompeiani, sulla base delle vicende politiche di questi ultimi giorni, resta da decidere se è il momento dell’inversione di marcia della società civile sulla base del monito che parte dall’eredità lasciata dal presidente Marmo (probabilmente il primo e l’ultimo all’Osservatorio della legalità). Si potrebbe archiviare la sua testimonianza negli scaffali polverosi di Casale Piscicelli (ultima sede della biblioteca comunale) come è stato fatto in precedenza, a partire dai sermoni di Bartolo Longo. Al contrario, si potrebbe invertire il senso di marcia con un’iniziativa concreta che segni la chiusura della stagione degli abusivismi urbanistici quale potrebbe essere, per esempio, la nomina dei nuovi componenti della commissione ambientale tra giovani segnalati per correttezza dalle associazioni locali di categoria. Iniziativa che potrebbe infrangere la catena che lega l’illegalità alla politica locale, che si artiscola con i sistemi antichi del voto di scambio e della corruzione.
Pompei - Diego Marmo si dimette da presidente dell'Osservatorio sulla Legalità
A cura della Redazione
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