“Un film necessario, un affresco di un’Italia islamica nella cattolica Napoli di oggi, negli anni della islamofobia. Una regia che con bravura e naturalezza mette insieme tante storie in un unico racconto”.
Questa la motivazione con cui la giuria del Biografilm festival di Bologna ha assegnato a Napolislam, di Ernesto Pagano, il premio come miglior film. Il regista, originario di Boscotrecase (NA), giornalista e traduttore dall’arabo, conosce bene il mondo islamico ed ha realizzato un film-documentario in cui vuole mostrarci come ormai la religione islamica sia, in ampie porzioni della nostra società, non il nemico ma, semplicemente, un elemento della vita quotidiana, una “novità” se vogliamo, guardata non con paura ma più con un misto di curiosità e sospetto. I vicoli di Napoli, il suo centro storico, le sue incrollabili tradizioni fanno da sfondo ad un fermento culturale a tratti sorprendente, una realtà che noi non conosciamo affatto. La novità del film risiede nella scelta di non mostrarci semplicemente l’integrazione, i protagonisti non sono solo gli immigrati che cercano di trovare un punto d’incontro tra la propria religione, le proprie tradizioni e la nuova realtà in cui si sono calati, al contrario i personaggi centrali sono proprio i napoletani, scopriamo un microcosmo formato da persone che scelgono di convertirsi alla nuova fede, trovando in questa religione un conforto che avevano smarrito. Sono le loro storie ad intrecciarsi sullo schermo, le loro parole, semplici ma profonde, a tentare di spiegarci il perché di una scelta che un po’ ci spiazza. Facciamo, allora, la conoscenza di uomini e donne, giovani e meno giovani, che si accostano per vari motivi alla fede islamica e ne restano affascinati, trovando in essa quello che sentivano di aver perso nella religione cattolica; il problema è farsi capire dagli altri e condividere il proprio nuovo stile di vita. Ed è proprio qui che arriva il nostro stupore: i familiari, gli amici, così come anche perfetti estranei, si mostrano, dinanzi a questi cambiamenti, scettici, disorientati, spesso ironici come solo i napoletani sanno essere, ma mai chiusi, non c’è nessun fenomeno repulsivo o tentativi di isolamento, si parla e si cerca di ricreare l’armonia precedente nelle nuove differenze.
La madre che vede la propria figlia coprirsi con il velo è preoccupata, non riesce assolutamente a capire come si possa andare in giro con un abbigliamento così fastidioso, ma non si esime dallo sperimentarlo, e sembra molto più sorpresa dalle nuove abitudini alimentari della ragazza che dal resto. Sanno entrambe che il matrimonio della giovane con un ragazzo di fede islamica porterà difficoltà ed incomprensioni culturali, ma non si nascondono e non si chiudono a riccio, tenteranno la convivenza. La moglie che assiste alla conversione del marito è forse quella più ostile alla novità, non perde occasione per manifestare e rivendicare il suo laicismo, ma non erige un muro, accettando anche le nuove amicizie del compagno. Lo scossone provocato dall’attentato di Parigi del 7 gennaio 2015 fa vacillare le convinzioni degli uni e degli altri, soprattutto i nuovi islamici si chiedono come si possa arrivare a tanta violenza nel nome di una religione secondo la quale, se si uccide una persona, si uccide l’intera umanità. Dubbi, forse sospetti, timori più o meno fondati, ma alla fine sembra che la paura non riesca davvero a vincere sulla quotidianità.
Napoli come avamposto dell’integrazione, luogo di convivenza pacifica e modello da seguire, con le zone storiche cittadine prestate al rito della preghiera collettiva, un’immagine, questa, davvero potente e di notevole fascino.
Le tematiche affrontate sono estremamente attuali e controverse, in un mondo ormai ampiamente prevenuto e dominato dal pregiudizio. Il tono resta sempre leggero e questo è uno dei meriti dell’opera; un altro grande merito va alle splendide musiche firmate da Marzouk Mejri e al “rap islamico” di Danilo Marraffino che ci racconta l’Islam attraverso la lente della cultura partenopea.
Con questo film – documentario Ernesto Pagano non vuole offrirci soluzioni o prendere posizioni nette, l’intento è quello di dimostrarci che non dobbiamo affannarci a cercare l’integrazione perché questa già esiste, è una realtà consolidata a Napoli come di sicuro in altri luoghi, il nostro dovere è solo quello di conoscerla ed accettarla.
Il film è attualmente in programmazione al cinema Modernissimo di Napoli (via Cisterna dell’Olio 49/59).