“La Rosa Antica di Pompei” è l’argomento del progetto di ricerca condotto congiuntamente dal Laboratorio di Ricerche Applicate del Parco Archeologico di Pompei con il Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli (professori Luigi Frusciante, docente di Genetica, e Gaetano Di Pasquale, ricercatore di Archeobotanica) e l’Associazione “La Rosa Antica di Pompei", che ha arricchito la conoscenza della specie nel quadro del contesto storico e naturalistico del territorio pompeiano.
La rosa era presente già nell’antica città di Pompei nei più svariati usi: ornamentali, decorativi, alimentari, farmaceutici e cosmetici. Mercoledì 6 giugno saranno presentati i risultati della ricerca scientifica nei giardini di Villa Silvana a Boscoreale. Si è cercato di riprodurre una rosa riconducibile al genotipo/fenotipo più diffuso a Pompei e in Campania in epoca romana. Lo studio si basa su indagini di archeobotanica su specie antiche coltivate nell’area pompeiana, oltre che su un’accurata analisi genica e di comparazione tra le varietà e le specie di rose rinvenute e conservate presso gli orti botanici, i cimiteri monumentali campani e negli erbari antichi italiani.
Il progetto è stato promosso e finanziato dall’associazione “La Rosa Antica di Pompei”, che ha reso disponibile gli spazi del roseto di Villa Silvana per la coltura delle piantine di rose. L’Associazione cura tra l’altro, su autorizzazione del Parco Archeologico di Pompei, la piantumazione delle rose antiche in alcuni giardini di domus pompeiane, come la Casa del Fauno, la Casa di Loreio Tiburtino e la Casa del Profumiere.
L’evento sarà introdotto dal direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna, dal direttore del Dipartimento di Agraria dell'Ateneo Federiciano, Matteo Lorito, oltre che dagli autori della ricerca Frusciante e Di Pasquale.
La coltivazione della rosa nell’antica Pompei aveva raggiunto traguardi produttivi e di qualità di tutto rispetto che si sono registrati nella produzione di essenze e profumi rivolta ad un ampio mercato che comprendeva le sponde del Mediterraneo antico. Nelle antiche domus, i roseti divennero un motivo ornamentale ricorrente dei giardini classici pompeiani, come testimoniano i ritrovamenti archeologici della casa dei Vettii e dalle pitture vesuviane.
Il dominio campano nella produzione di rose e dei suoi prodotti derivati è durato qualche secolo. E’ stato appurato che non esisteva una sola specie di rosa in Campania e a Pompei, ma una “famiglia” che comprendeva specie spontanee ed ibride, tra le quali la rosa a fiore doppio e rifiorente è quella più frequentemente rintracciabile, come dimostra la sua abbondante presenza nei dipinti rinvenuti nei siti archeologici della Campania.
E’ noto anche che la rosa che noi oggi chiamiamo "di Pompei" fiorisse due volte all’anno e fosse rossa.
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