Si inaugura venerdì 25 novembre alle ore 18.30, la mostra di Aniello Gaudino “Le Stanze del Sacro Arte, Fede e Tradizione” presso Le Scuderie di Villa Favorita ad Ercolano. Il suo stile raffinato ed elegante viene espresso oltre che nella manifattura delle componenti anatomiche anche nella realizzazione delle vesti, cucite a mano con stoffe pregiate.
Con l'avvento di Carlo III di Borbone, le arti napoletane subirono un vigoroso impulso e l'arte presepiale, ormai forte di una solida tradizione artigiana, emtrò nella fase di massimo splendore. Il devoto interessamento del Re e del suo fidato consigliere Padre Rocco, che del presepio intendeva farne un fenomenale strumento di propaganda religiosa, ebbe un'importanza determinante, procurando al presepio napoletano un incondizionato consenso di pubblico ed ebbe una straordinaria diffusione; una vera e propria "pazzia collettiva della Napoli settecentesca" che invece di esaudire gli intendimenti moralistici di padre Rocco, per la deformante sollecitazione che la fantasia popolare gli imprimeva, finì col riporre ogni più recondito sentimento religioso, esaurendosi in un divertissement elegante e raffinato che solo l'eccezionale abilità dei suoi artefici poté riscattare.
Ne scaturì una visione originalissima ed antitradizionale in cui i temi del Vangelo di Luca e di Matteo, troppo privi di colore per soddisfare la vivida immaginazione popolare, vennero liberamente rielaborati ed integrati. Della narrazione evangelica, l'annuncio e il diversorium, solo il primo elemento riesce a difendere l'originale vena bucolica, mentre ben poco resta del secondo che, nella libera trasposizione, appare come una rumorosa e rutilante taverna, dove spensierati gruppi di popolani, secondo la più antica e pertinace tradizione partenopea, festeggiano nell'abbondanza la nascita del Divino. Il ciclo evolutivo che doveva fare del pastore un esemplare di assoluta originalità ebbe inizio nel corso del secolo XVII, quando si avviò un processo di "dinamicizzazione" in due fasi principali: l'adozione di giunture a snodo per tutte le articolazioni della figura di legno e, successivamente, l'applicazione sia della testa che degli arti, sempre scolpiti in legno, ma in pezzi distinti, su un manichino ottenuto avvolgendo della stoppa attorno ad un'anima di ferro. Ciò permise di mutare la composizione del presepe all'infinito, pur adoperando gli stessi pastori, cui veniva impresso un atteggiamento funzionale all'equilibrio della scena.
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