Si chiama "Freccia del nord" l’operazione di terra che Israele ha avviato in Libano contro Ezbollah. Sarà limitata e mirata, secondo quanto riferiscono i vertici dell’esercito, che precisano: “Il nostro obiettivo non è occupare il sud del Libano ma neutralizzare gli obiettivi del partito di Dio che rappresentano una minaccia immediata”.
Ed è proprio lungo i villaggi e le città del confine che si concentra l’incursione di truppe di terra supportate da quelle aeronautiche. “Le nostre forze da mesi sono addestrate per questo, ha spiegato il portavoce dell’esercito”.
A Beirut un drone si è abbattuto sul campo profughi palestinese vicino a Sidone nel sud del Paese: l’obiettivo era colpire un leader dei martiri. Gli Stati Uniti si dicono preoccupati che l’operazione possa espandersi coinvolgere anche l’Iran, ma allo stesso tempo affermano che le operazioni israeliane sono in linea con il loro diritto di difesa.
Un forte boato è stato avvertito a Tel Aviv: almeno 10 missili sono stati abbattuti, bombe su Damasco in Siria: tre le vittime. “I nostri due popoli antichi, quello ebraico e quello persiano, saranno finalmente in pace”. Benjamin Netanyahu si rivolge direttamente ai cittadini iraniani per dire che al regime non importa nulla di loro perché spreca miliardi di dollari in guerre e armi nucleari anziché investire in istruzione, assistenza sanitaria e infrastrutture.
Il premier israeliano cerca di sensibilizzare la popolazione nei giorni e nelle ore in cui si attende la rappresaglia di Teheran per l’uccisione del leader di Esbollah, Hassan Nasrallah. Dalla capitale della Repubblica islamica però filtrano notizie di un regime spaccato: da una parte la più moderata del neo presidente, dall’altra - guidati dal temutissimo Said Jalili - non mancano minacce e promesse di vendetta per Nasrallah e per il generale dei pasdaran ucciso insieme al capo del partito di Dio.